Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista partito. Questi tenne il solito discorso, concludendo che la rivalutazione della lira non aveva prodotto la aspettata caduta dei prezzi al minuto, per– ché, i "padroni agrari non avevano ancora potuto abbassare i salari.,, "È evidente che sacrifici devono essere domandati a tutti." Dopo che ebbe la– sciato il meeting in mezzo ad ovazioni, uno dei funzionari presenti propose che i lavoratori della provincia di Brescia, pieni d'entusiasmo e di disciplina, ri– conoscendo nelle parole del segretario generale del partito il puro spirito che deve ani– mare tutti gli italiani, dagli eccelsi agli umili, affidassero a lui il compito di determinare l'entità del taglio che doveva farsi nelle loro paghe. La proposta fu, inutile aggiungerlo, votata senza una voce dissenziente. Quindi il segretario generale telegrafò al II duce,, che i contadini fascisti del– la provincia di Brescia accettavano una riduzione del 10% sulle loro pa– ghe.37Dappertutto in Italia una virtuosa emulazione si determinò tra i fun– zionari dei sindacati, per essere primi e per piu generosamente tagliare, non nelle loro, ma nelle paghe degli altri. 38 La quintessenza di tutta questa far– sa la dette nel Corriere della Sera del 25 giugno 1927, il grosso: personag– g10 fascista De Stefani, scrivendo: Il prestatore di lavoro, da uomo semplice, ragiona invece cosf: se il costo della vita è diminuito del 5 per cento e il mio salario del 10, che ne è di questa differenza? D'altronde, dal gennaio all'agosto del '26 il corso dell'oro è passato da 478 a 589, i prezzi all'ingrosso da 659 a 691 e il costo della vita (Milano) da 146 a 150: eppure io, m quel periodo, non ho avuto alcun aumento di salario. La riduzione del maggio 1927 non fu sufficiente a soddisfare i datori di lavoro. In un discorso del 9 luglio 1927, Benni, presidente della Confe– derazione dell'industria, disse: Quanto alle paghe degli operai, esse non saranno certo ridotte in una maniera equi– valente alla rivalutazione della lira: non potrebbero esserlo perché, considerando la com– parativamente piccola riduzione del costo della vita e la riduzione dei salari avvenuta in breve tempo, non è possibile per il momento, domandare maggiori sacrifici agli operai. Non erano passati tre mesi che venne il momento dei maggiori sa– crifici. Il 3 ottobre 1927, il direttorio nazionale del partito fascista, di– ramò il seguente comunicato: Il direttorio del partito, si è riunito sotto la presidenza di S. E. Benito Mussolini capo del governo e duce del fascismo. Il segretario generale del partito ha comunicato che i datori di lavoro desiderano far presente la necessità di una diminuzione di paghe per adeguare il costo della produzione all'accresciuto valore della lira. Una discussione ha avuto luogo, dopo la quale il duce ordinava che le domande dei datori di lavoro fossero prese in considerazione, provincia per provincia, in conformità alle istruzioni ema– nate dal Ministero delle corporazioni e dal segretario del partito. La riduzione non <le 11 e 37 "Corriere della Sera " 3 maggio 1927. 38 "Corriere della Sera:" 10 maggio 1927; "Popolo d'Italia," 10 maggio 1927, ecc. 517 BiblotecaGino Bianco

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