Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista nai delle navi da trasporto. I dirigenti dei sindacati proposero di ridurre le paghe dei marinai dei piroscafi per passeggeri a L. 560 e L. 535 secondo che gli interessati fossero ammogliati o no; le paghe dei marinai delle na– vi da carico a L. 550 e L. 525. La magistratura del lavoro accettò le propo– ste dei funzionari dei sindacati per i marinai dei piroscafi per passeggeri e ridusse allo stesso livello quelle dei marinai delle navi da carico. 33 Nuove grida di trionfo per la vittoria dei sindacati e di gloria per la magnanimità della magistratura. 34 Analoga procedura nel luglio 1933 per i salari degli operai impiegati nell'industria della seta. Questi salari erano stati ridotti del 50% fra il 1926 e il 1933, come risulta dalle dichiarazioni degli organizzatori fascisti avanti alla magistratura. Gli industriali domandavano ulteriori riduzioni che per alcune categorie arrivavano al 33%. I funzionari dei sindacati "of– frirono una riduzione assai inferiore." La magistratura del lavoro di Mi– lano sentenziò che le riduzioni non dovessero superare il 12%, "La magistra– tura," commentò il Lavoro Fascista del 12 luglio 1933, "ha pienamente corrisposto alle aspettative dei lavoratori." Nel maggio 1932, la procedura per ridurre i salari dei lavoratori agri– coli nella provincia di Cremona fu un po' diversa. Quei lavoratori avevano perduto fra il 1927 e il 1931 dal 20 al 35% del loro salario, cioè i salariati fissi erano discesi da una paga annua di L. 3000 ad una di L. 2050; i gior– nalieri avventizi, da una paga di L. 2 all'ora ad una di L. 1,60 ... 1,70 all'ora. Nel 1932 i datori di lavoro domandarono una nuova riduzione del 20%, I funzionari dei sindacati rifiutarono. La vertenza andò innanzi alla ma– gistratura del lavoro di Brescia. Dopo tre giorni di discussioni pubbliche e private, prima che la Corte pronunciasse ufficialmente la sentenza, i dirigen– ti dei sindacati accettarono la riduzione domandata dai padroni: cioè il salario annuo dei salariati fissi scese da L. 2050 a L. 1640 e il salario orario dei giornalieri avventizi scese da L. 1,60-1,70 a L. 1,30-1,40. Dopo di che alla magistratura non rimase che l'ufficio di telegrafare a Mussolini che "i principi di collaborazione, di solidarietà di classe, di devozione al– l'interesse superiore della nazione, proclamati dal fascismo, avevano tro– vato la loro realizzazione. 1135 A questo punto il lettore sarà forse preso dal sospetto che noi gli si presenti solamente alcuni casi eccezionali, scelti maliziosamente per discre- 3 3 "Corriere della Sera," 12 gennaio 1928. 34 Miss ffiIDER, Capital and Labor under Fas'cism, p. 199, riferendo con lodevole . ob– biettività i due casi trattati nel 1927 dalla magistratura del lavoro, arriva alla conclusione che "in nessuno dei due casi vi è giustificazione per dire - come alcuni fanno - che la magistratura sia stata avversa agli operai." Il giudizio è corretto, se ci si limita ad esaminare il dibattito giudiziario, senza tener conto dei fatti che lo precedettero. Se si consi1erano le riduzioni di salario già realizzate prima della decisione della magistratura, si deve mvece concludere che questa decisione è l'atto finale "serio" di una commedia "non seria. 11 Il comico della situazione nasce dal fatto che, pur dando torto ai padroni, la magistratura consenti loro di ridurre i salari. 3 5 "Corriere della Sera," 1° giugno 1932. 515 BiblotecaGino Bianco

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