Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Secondo un comunicato ufficiale pubblicato sui giornali del 31 marzo 1933, sarebbero stati conclusi, a tutto il 31 dicembre 1932, 566 contratti na– zionali e 10.026 contratti locali. 26 Ma quel che importa agli operai e ai padroni non è di sapere se il numero dei contratti cresce o diminuisce, ma se grazie a nuovi contratti cresce o diminuisce il salario. 27 Per esempio, nel febbraio 1928, un contratto per l'industria metallurgica fu firmato a Roma. Ecco un'unità da aggiungere alle statistiche dei contratti collettivi fascisti. Ma essa sostitu.1 quel contratto del settembre 1920 di cui abbiamo or ora parlato. Se confrontiamo i due contratti, troviamo che il contratto fascista del febbraio 1928, stipulava che doveva esservi un minimo di paga, ma il suo ammontare doveva essere fissato nei contratti locali dalle locali organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori (art. 1); le organizza– zioni dovevano prendere per base le paghe minime applicate in ciascuno sta– bilimento negli ultimi tre mesi del 1926 e ridurle del 20%: in altre parole, il minimo di paga non era piu una cifra fissa in tutta Italia, da non essere ri– dotta per accordi locali, perché un uomo non può vivere con meno; doveva essere, in ciascuna fabbrica, 1'80% delle paghe minime applicate alla fine del 1926, dopo quattro anni di pressione fascista. In nessun caso le nuove paghe potevano "provocare perdite all'azienda" (art. 5). Le multe disciplinari erano aumentate dal 20 al 60%, Il massimo settimanale di lavoro straordinario, presa la giornata di otto ore come normale, era accresciuto da otto a dieci. In caso di controversia, gli operai erano rappresentati da persone nominate dai funzionari dei sindacati. I fondi di mutuo soccorso e la cassa ammalati di cia– scuno stabilimento non erano piu amministrati da fiduciari eletti dagli operai, ma da incaricati dei funzionari dei sindacati. Gli industriali prendevano impe– gno d'impiegare operai soltanto per mezzo degli uffici di collocamento istituiti dalle organizzazioni legalmente riconosciute. Tali uffici dovevano dare la pre– ferenza ai membri delle organizzazioni fasciste. I meriti del nuovo contratto possono essere valutati dal fatto che il presidente della Confederazione nazionale degli industriali, Benni, in un'in– tervista col Corriere della Sera (1° febbraio 1928) diceva: È sempre con un senso di profondo rammarico che gli industriali domandano sacri– fici ai loro operai, ma i lavoratori devono capire, come senza dubbio capiscono, che la produzione ha le sue necessità. Domandare un dato standard di paghe è inutile quando il costo di produzione è troppo alto in proporzione delle possibilità di vendita. Una ri- 26 Fino a che punto queste cifre siano da prendere sul serio, non sappiamo. Secondo i dati presentati al Senato dal ministro delle Corporazioni nel marzo 1931 (I.L.O., "Informations so– ciales," 30 marzo 1931) i contratti collettivi conclusi nel 1928 furono 1744 e quelli conclusi nel 1929 furono 1156; ma secondo le informazioni comunicate dal governo all'I.L.O. ("Revue In– ternationale du Travail," Ginevra, marzo 1931, p. 444) i contratti furono 427 nel 1928 e 1248 nel 1929. Tutte le statistiche fasciste sono piuttosto instabili, come ben si addice ad opere in cui l'immaginazione poetica ha la massima parte. 2 1 M. Chough nell'"Harvard Business Review," aprile 1932, p. 304, si immagina che il grande numero dei contratti sia "un'indicazione di considerevole progresso nella stipulazione di accordi soddisfacenti tra le due classi." Non sarebbe dunque il contenuto, ma il numero dei contratti che permetterebbe di misurare la bontà dei contratti stessi. Cento bastonate sa– rebbero piu soddisfacenti di una, non solo per chi le dà, ma anche per chi le riceve, perché cento è superiore ad uno. 512 BiblotecaGino Bianco

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