Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo di pronunciarsi sulla domanda che la designazione dei dirigenti "rivestisse carattere sempre piu rappresentativo II mediante "elezioni a piu gradi, 11 cioè, a quel che sembra, dato il numero plurale dei gradi, mediante elezioni in cui l'appartenenza alle associazioni locali darebbe la facoltà di eleggere, non i funzionari, ma gli elettori che a loro volta avrebbero eletto i veri elet– tori dei funzionari. Il gran consiglio trovò che anche questa mistificazione era pericolosa e 1'8 aprile deliberò che "nessuna modificazione dovesse av– venire nel sistema di designazione dei dirigenti: le nomine devono, in ac– cordo con lo spirito della legislazione corporativa fascista, conciliare il biso– gno dei gruppi economici di avere una rappresentanza, con le esigenze politiche del regime. 11 La conciliazione era ottenuta, e si ottiene tuttora, sacrificando la rappresentanza alle esigenze politiche. Qui siamo arrivati al punto essenziale per la comprensione del sindacalismo fascista. 16 Quello che Mussolini e i suoi amici vogliono, non è che gli operai sia– no realmente rappresentati nelle organizzazioni, ma che i sindacati "nel loro funzionamento si conformino ai fini per i quali sono stati creati e riconosciuti. 1117 Il 27 settembre 1930, il ministro delle Corporazioni, Bot– tai, fece la seguente dichiarazione: Noi desideriamo che i dirigenti dei sindacati siano fascisti al cento per cento per– ché la nostra è una costituzione tipicamente e unicamente politica. Domandiamo che i dirigenti siano fascisti per poter evitare, sul terreno pratico, tutte quelle deviazioni che possono condurre alla costruzione di un ordine sindacale differente da quello che deside– riamo costruire. Un giurista del regime dà le seguenti spiegazioni: Bisogna evitare un errore frequente di interpretazione, secondo il quale le organiz– zazioni legalmente riconosciute sono riguardate come rappresentative di interessi distinti dallo Stato. Questo punto di vista ferisce la esigenza centralizzatrice e unitaria del siste– ma fascista. I sindacati non sono comunità capaci di vita autonoma, ma semplici quadri 16 Ml.LE LION, The pedigree of Fascism, p. 232, scrive, nel 1927: "Per il momento non essendovi persone qualificate per essere elette, e non avendo la gente l'abitudine di scegliere i suoi rappresentanti secondo il loro valore tecnico e di buon senso, i dirigenti sono nominati dal governo. Questo è un punto debole dell'organizzazione, per quanto non sia evidentemente che temporaneo." Tutti i documenti che si possono ottenere contraddicono quest'ultima affer– mazione. Miss HARDER, Capitai and Labor under Fascism, pp. 109, 166-7, 221-2-5, 277, ha messo in luce il carattere non elettivo dei funzionari delle organizzazioni, fatto essenziale per capire il "sindacalismo fascista." Gli agenti della propaganda fascista fanno naturalmente tutto il possibile per ignorarlo. E lo ignorano anche quegli scrittori non italiani che attingono senza senso critico le loro informazioni alle fonti fasciste, e parlano di "sindacati" fascisti, "unioni," "corporazioni," immaginandosi che in esse i dirigenti sono eletti dai soci come avviene in Francia, in Inghilterra, in America. H. W. Schneider e S. B. Chough sono cosi convinti di questo fatto che nel loro libro Making Fascists, Chicago, University Press, 1929, p. 22, affermano che "i sindacati sono la sola istituzione in cui vi sia democrazia: i delegati ai consigli federali provinciali, sono eletti con votazioni nei sindacati, e i consigli provinciali a loro volta eleggono i membri dei consigli nazionali, i quali eleggono il direttorio. Questo è in stridente contrasto con l'organizzazione del partito e della burocrazia. Questa situazione è destinata a mutar presto, e, o il regime fascista sentirà presto la forma democratica dei sindacati o il partito fascista violerà la costituzione dei sindacati e includerà l'intero meccanismo sindacale nella dittatura." Gli autori misero al tempo futuro quello che già esisteva sotto i loro occhi. 11 Rapporto itella Commissione parlamentare sul progetto che divenne legge il 3 aprile 1926. "Atti parlamentari," XXVII legislatura, doc. 624 A, p. 6. 508 Biblol~ljd ~ino Bianco

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