Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista dall'alto la gerarchia destinata a inquadrare i lavoratori italiani. Nel dicem– bre 1928 Rossoni, per ragioni rimaste sconosciute, fu privato della presi– denza delle organizzazioni operaie. Ma queste rimasero sempre affidate ai presidenti, segretari o commissari straordinari nominati dal ministro delle Corporazioni d'accordo col segretario generale del partito. In conseguenza, i funzionari che guidano le organizzazioni di lavoratori non rappresentano in nessun modo la massa dei soci: sono non "lavoratori autentici," ma "funzionari, impiegati delle organizzazioni centrali" per governare le as– sociazioni locali secondo gli ordini che ricevono dal governo e dai gerarchi del partito al potere. In questa condizione di cose, è naturale che i datori di lavoro - o, per essere piu esatti, i grossi uomini di affari che fanno nelle associazioni pa– dronali la pioggia e il sereno, mantengono i grandi giornali e fanno preva– lere nel retroscena i loro interessi - siano soddisfatti del modo come fun– zionano le loro organizzazioni. Queste non dettero mai luogo a discussioni, né a lamentele. 15 Invece fra i funzionari che sono comandati dal partito a controllare le associazioni di lavoratori vi sono, a quel che sembra, non poche persone che desidererebbero fosse lasciato qualche poco di libertà e d'iniziativa alla massa dei soci. Nel gennaio 1928 alcuni di questi fascisti chiesero timida– mente che fosse adottato il metodo di libera elezione per i segretari, af– fermando che non esisteva piu nessun pericolo che uomini in antagonismo col partito fascista potessero ottenere il controllo delle organizzazioni opeJ raie. Il segretario generale del partito fascista, il 22 gennaio 1928, respinse la· petizione, sostenendo che "il sistema di nominare i dirigenti dall'alto, sistema fondamentalmente fascista, aveva dato eccellenti risultati, come quello di aver soppresso ogni sopravvivenza della mentalità democratica. Noi siamo," concludeva, "un esercito di credenti, non una massa di mem– bri organizzati." Nel libro La Carta del lavoro illustrata e commentata (pp. 71-73) pub– blicato nel 1929 sotto gli auspici del segretario generale del partito e del Ministero delle corporazioni, si legge: Il partito non può lasciare le organizzazioni a se stesse, fino a che non siano scom– parsi i rimasugli socialisti che sono ancora numerosi nelle masse dei lavoratori urbani. Il controllo del partito sulle organizzazioni di lavoro appare indispensabile. Solo quando un generale stato d'animo fascista si sarà formato, sarà possibile fondere il sistema poli– tico con quello sociale. La richiesta di cariche elettive continuò a circolare nascostamente. Il 1 ° aprile 1930, il ministro delle Corporazioni domandò al gran consiglio 15 Edmondo Rossoni, uno dei leaders del "sindacalismo" fascista, scrisse nella "Gazzetta del Popolo" del 28 giugno 1930: "Le Associazioni padronali sono regolarmente ignorate dalla critica, non già perché siano cosa trascurabile, ma perché sembra pacifico - secondo l'opinione corrente - che esse debbano essere ritenute perfette. Con questo bel sistema le Associazioni padronali sono rimaste, in ogni tempo e sotto qualsiasi clima politico, immutate nella loro formazione e nei loro atteggiamenti." 507 BiblotecaGino Bianco

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