Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Confederazione alle Federazioni, e alle associazioni provinciali e locali, tro– veremmo che gli uffici direttivi sono sempre tenuti da grossi capitalisti o da uomini di fiducia di costoro. Chi non ha voce in capitolo è la classe dei med1 e dei piccoli datori di lavoro, le cui funzioni si riducono a pagare i contributi e a guardare quello che i pezzi grossi credono opportuno de– cidere. Qui v'è un comunicato ufficiale della Confederazione dell'industria, pub– blicato dai giornali del 17 luglio 1926: Negli ultimi giorni sono apparse nella stampa notizie di un'associazione che tende ad organizzare le industrie minori. La Confederazione dell'industria avverte che una tale iniziativa urta direttamente con la linea adottata dal governo. Il partito fascista ha detto chiaramente che l'esclusivo diritto di rappresentare gli industriali italiani di ogni grado spetta alla Confederazione e quindi nessun'altra organizzazione può essere ricono– sciuta dal governo. La Confederazione, perciò avverte i piccoli industriali che debbono iscriversi nel loro ramo della Confederazione. Il significato di questo documento può essere apprezzato soltanto quan– do si tenga a mente che la Confederazione è controllata dal trust dell'indu– stria metallurgica, specie del ferro, che è rigorosamente protezionista, men– tre le industrie minori potrebbero, se fosse loro permesso di formare un'uni– tà indi pendente, domandare la libera importazione del ferro. Nelle organizzazioni di lavoratori non esiste nessuna distinzione fra grandi e piccoli, fra elementi attivi e passivi. Tutti sono piccoli, tutti sono passivi. Qui non esistono, come nella classe capitalista, nuclei di persone piu ricche e influenti che possano manovrare nel retroscena d'accordo coi gerar– chi del partito dominante. Un grande industriale può sempre prendere il treno per Roma, con la certezza di essere immediatamente ricevuto e ascol– tato dai dirigenti della sua organizzazione o dai gerarchi del partito; ma le centinaia o migliaia di lavoratori che lavorano per lui non possono pren– dere il treno ed essere ricevuti dagli alti personaggi che vivono a Roma. La massa è troppo numerosa; e non potendo raccogliersi liberamente per esprimere le sue idee e trovare una voce collettiva, è condannata a rimanere sempre informe, inerte e muta. I testi giuridici affermano che "possono essere nominati o eletti alle cariche sociali soltanto coloro che appartengono alle categorie o che comun– que ne siano respressione." Come ha osservato il deputato fascista Lusigno– li alla Camera, 1'8 marzo 1933, "attraverso questa formula, chiunque può essere l'espressione, comunque, della categoria." Quando le organizzazioni legalmente riconosciute dovevano essere costituite, nel 1926, il governo no:– minò presidente per tutte le categorie Rossoni, che in vita sua aveva fatto sempre tutti i mestieri meno quello del "lavoratore autentico." Rossoni no– minò i segretari delle organizzazioni provinciali e locali, scegliendo i suoi uomini "per lo meno nel 90% nelle file dello squadrismo. 1114 Cos1 fu creata 14 Discorso del deputato Begnotti alla Camera, 9 marzo 1933. 506 BiblotecaGino Bianco

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