Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo aver distribuito ai villici delle pubblicazioni slave: e dello stesso "delitto" fu accusato don Giuseppe Gortan, parroco di Villa Padova, presso Pisino. 7 "Le pubblicazioni in parola," spiegarono i giornali fascisti, "non sono soltanto di carattere religioso: ve ne sono anche di profane, che sotto _forma di silla– bari, romanzetti, calendari agricoli, contengono veleno contro la lingua na– zionale e contro le scuole italiane a favore dello spirito separatista croato. 118 Come tutti sanno, Pio XI e Mussolini si misero a leticare subito dopo avere firmato i trattati del febbraio 1929 e la prima conciliazione del febbraio 1929 dové essere seguita da una seconda conciliazione nel febbraio del 1930 e da una terza conciliazione nel settembre del 1931. Durante le polemiche del 1931, i giornali fascisti denunciarono vivacemente le attività anti-italiane del clero slavo e accusarono il Vaticano di non porvi rimedio. Ecco, per esem– pio, che cosa scriveva il Corriere della Sera, 7 aprile 1931: ... codesti ministri del culto si credono tuttora investiti di una m1ss10ne supple– mentare, oltre a quella ben determinata dell'esercizio del ministero spirituale, la mis– sione cioè di curare nel gregge loro affidato la strenua conservazione dell'unità di razza. Entro i confini di una grande Nazione cattolica, della Nazione che ospita il Pontefice e ha fatto il Concordato, il clero della Venezia Giulia svolge un'attività extra-sacerdotale che contrasta con le leggi dello Stato. Come altrimenti, se non illegittima, si dovrebbe definire la pertinacia di certi preti che, a distanza di tredici anni dall'avvento dell'Ita– lia, continuano a recitare le preghiere in sloveno, a predicare in sloveno, a leggere il Vangelo in sloveno? Ma c'è di piu. Il parroco è obbligato per legge a insegnare il Ca– techismo nelle scuole: qui non è ammessa altra lingua che non sia l'italiano. Sta bene! Ma che cosa fanno nella maggior parte questi ~acerdoti? Convocano i bambini in chiesa e in sagrestia per un supplemento di lezioni: e in queste, non solo insegnano la dottrina in sloveno, ma tengono piccoli corsi di lingua slovena, fornendo perfino silla– bari e grammatiche. Ma c'è anche di piu. Ecco qua un parroco che proibisce ai bambini di salutarlo alla romana, ecco là un altro che interdice l'ingresso in chiesa ai Balilla e alle Piccole Italiane in uniforme; poi c'è quello che indice funzioni in una chiesa fuori dell'abitato perché la popolazione abbia il pretesto di assentarsi dal Comune in occasione di una celebra– zione patriottica; infine c'è quello che all'indomani del processo di Trieste convoca i fedeli per una messa in suffragio dell'anima di "quattro innocenti." Richiesto dal ma– resciallo dei çarabinieri sul nome dei suddetti innocenti, il parroco si rifiuta di dare spiegazioni, non essendo, dice, tenuto a fornirle. Chi può sostenere, per esempio, che rientrino nelle mansioni strettamente spirituali di un ministro del culto la diffusione di giornali sloveni, la raccolta clandestina di abbonamenti ai medesimi, la larga e con– tinua dispensa di pubblicazioni in lingua non italiana? Il Giornale d'Italia dell'll aprile 1931 insisteva: Da un'inchiesta obiettiva ed accurata condotta in queste ultime settimane da per– sone molto bene edotte della situazione politica al confine giuliano, è risultata, attra– verso la documentazione dei fatti e l'individualizzazione dei sacerdoti di cui si conosce il pensiero politico e la natura dei loro rapporti con le autorità italiane, l'azione antina– zionale del clero slavo nella Venezia Giulia. Questa azione sistematica, condotta con zelo costante, ~i sviluppa sempre nell'ambito della chiesa, sia nelle celebrazioni in lingua slava 7 "La Stampa," 5 marzo 1931. 8 "Corriere Padano," 5 marzo 1931. 494 BiblotecaGino Bianco

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