Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo m1ss10ne era autorizzata ad emettere sentenze senza dare il beneficio di di– fesa all'accusato. Perché i lettori possano ammirare la mentalità giuridica fascista, io mi permetto di ricordare che io fui condannato per essermi op– posto apertamente dal novembre 1914 al dicembre 1920, al programma d'an– nessione all'Italia della Dalmazia; per essere stato nella primavera del 1925, l'istigatore della pubblicazione clandestina di un giornale antifascista. "Rea.– to" per il quale non sono stato mai condannato, dato che il processo rien– trò nell'amnistia del 31 luglio 1925; per aver tenuto, a Londra, il 19 gen– naio 1926, una conferenza in cui si affermarono notizie esagerate sulla si– tuazione economica e finanziaria dell'Italia. Perciò, io fui condannato per "reati" che avrei commesso, rispettivamente, 11 giorni, 10 mesi e 6 anni prima che andasse in vigore la legge del 31 gennaio 1926. Fui anche condannato per il "reato" di istigazione alla pubblicazione di stampa clandestina, per il quale reato vi era stata un'amnistia prima che avesse luogo il processo. La legge del gennaio 1926 conteneva una clausola nella quale era con– templato che, chiunque si sarebbe consegnato volontariamente alle autorità giudiziarie per essere processato, avrebbe ottenuto la restituzione dei beni e della cittadinanza. Ma nessuno dei colpiti volle avvantaggiarsi di tanta generosità. Quella pena pronunciata contro chi era andato fuori d'Italia sen– za domandare nessun permesso a Mussolini, era ridicola, perciò nessun'altra sentenza analoga fu pronunciata dopo l'ottobre 1926 contro nessun altro fra quegl'italiani che fuori d'Italia non cantano le lodi di Mussolini. E nel codice penale fascista entrato in vigore il 10 luglio 1931, la pena della per– dita della cittadinanza e della confisca dei beni fu abolita perché riconosciuta " . flì " me cace. Quand'ecco, nel novembre 1932, Mussolini è stato preso da una onda– ta di tenerezza per quei 17 infelici che egli aveva privato della cittadinanza e dei beni, e sebbene questi non gli domandassero nulla, li ha generosamen– te "amnistiati." I corrispondenti delle Agenzie e di giornali americani, nell'inviare questa importante notizia, ebbero cura di non spiegare che l'" atto di cle– menza" lascia inalterate le condanne che, quantunque ridotte di cinque anni, dovrebbero scontare coloro che rientrassero in Italia. Io sarei imme– diatamente arrestato e condannato ad innumerevoli anni di prigione, forse verrei condannato a morte dal Tribunale delle "camicie nere." Uno dei diciassette che è stato beneficiato dall'atto di "clemenza," Ce– sare Rossi, si lasciò arrestare in !svizzera nel 1928 dalla polizia italiana, e condotto in Italia fu condannato nel 1929 a 30 anni di galera. Come risul– tato della "clemenza" di Mussolini il suo periodo di carcere sarà ridotto a 25 anni. E cosf fino al 1953 egli sarà in grado di godere dei suoi beni e della sua cittadinanza fra le quattro mura delle prigioni. Mentre i giornalisti americani affiliati alla propaganda levano inni di entusiasmo alla "clemenza del duce," le condizioni dei prigionieri politici 484 BiblotecaGino Bianco

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