Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo remo la piu ampia libertà di lingua e di cultura: sarà per noi un impegno d'onore e un atto di saggezza politica. Siamo quindi certi che i nostri nuovi cittadini si sentiranno presto anche per que~to riguardo soddisfatti di appartenere ad una grande Potenza, che, forte della sua incomparabile cultura, rispetta con cura gelosa la loro vita locale. Nello stesso g10rno, il presidente del Consiglio, Giolitti, fece la dichia– zione seguente: ... i rappresentanti del popolo serbo-croato-sloveno hanno fidato nella conosciuta lealtà dell'Italia. Essi non hanno chiesto, perché hanno giudicato inutile domandarlo, al– l'Italia che garantisse la tutela di coloro che diventano sudditi italiani (Bene/). L'Italia ha sempre dato anche agli stranieri la piu larga libertà. È evidente che la daremo anche di piu a coloro che diventano cittadini italiani. Su questo punto non si è discusso a Ra– pallo, perché i popoli che trattavano con noi conoscevano la lealtà e tutte le tendenze dell 'Italia. (Applausi.) La Camera dei deputati, approvando, nello stesso giorno, il trattato di Rapallo, votò un ordine del giorno proposto dall'ex primo ministro Luzzati: La Camera esprime il voto che le buone relazioni proclamate a Rapallo si svolgano a comune vantaggio dei due popoli pacificati e dell'Europa, nella fiducia che gli elementi etnici rimasti al di là dei rispettivi confini godano, per garanzia sincera, il piu libero uso di lingua, di coltura, di religione, col profondo rispetto richiesto dalla loro particolare situazione. Ma proprio nei primi mesi del 1924, l'Italia cominciò a precipitare nel– la voragine del fascismo. Non solo gli slavi della Venezia Giulia, ma anche i tedeschi dell'Alto Adige sentirono gli effetti della nuova situazione. Il 24 aprile 1921 ha per i tedeschi dell'Alto Adige la stessa importanza che ha il 13 luglio 1920 per gli slavi della Venezia Giulia. Una "spedizione puni– tiva" comandata dal signor Starace, oggi (1932) segretario generale del par– tito fascista, piombò su Bolzano e aggred1 con bombe a mano un corteo di cittadini inermi uccidendone uno e ferendone 48. Il giorno dopo, sul Po– polo d'Italia, Mussolini invitò gli italiani a "schiacciare le teste tedesche" e annunziò che già "migliaia di piedi fascisti si allenavano per tale per/or– mance .11 Eletto deputato nel maggio 1921, nel suo primo discorso alla Ca– mera, il 21 giugno, rivendicò "la sua parte di responsabilità morale" nella eroica impresa del precedente aprile, e spiegò che con quella il fascismo "aveva fissato i limiti al di là dei quali intendeva che l'elemento germanico · 1 d " non avanzasse m a cun mo o. Le spedizioni punitive apertamente favorite dalle autorità militari, si se– guirono, d'allora in poi, senza interruzione, e alla vigilia della "marcia su Roma" l'intero paese poteva considerarsi "soggiogato." Anche le autorità civili sospinte dalla pressione dell'elemento militare, e dai clamori dei fasci.– sti, abbandonarono la politica equanime del 1919 e 1920. Già nella seconda metà del 1921, esse obbligarono nella zona meridionale del paese, le fami– glie italiane a ritirare i loro bambini dalle vecchie scuole tedesche e man- 480 Biblott:Ca Jino Bianco

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