Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Il fascismo e le minoranze stizia," avrebbe rispettato "con tutta giustizia e magnanimità" la lingua straniera degli abitanti del paese. L'Italia, si diceva nel proclama, esclude ogni idea di forza e di oppressione verso i suoi sudditi di altra razza o lin– gua. Il suo proposito sarà di stabilire relazioni di reciproca fraternità. Le scuole private, le scuole elementari e le scuole religiose esistenti, saranno autorizzate a impiegare la lingua tedesca per l'istruzione. Le prove giudi– ziarie e gli atti amministrativi avverranno in italiano, ma anche in lingua tedesca là dove quest'ultima sia usuale. Sulla base di questi principi si può essere certi che tutte le questioni di lingua e di cultura troveranno rapida– mente la loro pacifica soluzione. Il 6 agosto 1919, il primo ministro, signor Nitti, fece alla Camera dei deputati la seguente dichiarazione: Le istruzioni che ho dato (ai governatori dei paesi ex-austriaci) sono di usare un senso di libertà, di equanimità e di simpatia calda verso le popolazioni di altra razza. Debbono sentire che l'Italia non vuole la snazionalizzazione degli slavi. L'Italia è paese di democrazia. Quando il trattato di Saint-Germain-en-Laye (10 settembre 1919) at– tribuf all'Italia il possesso dell'Alto Adige, la nota, con cui le Potenze vin– citrici comunicavano al governo austriaco il testo del trattato, non mancò di ricordare che "le Gouvernement italien se proposait d'adopter une poli– tique largement libérale envers ses nouveaux sujets de race allemande, pour ce qui concerne leur langage, leur culture, et leurs intérets économiques." Il 2 settembre 1919, il ministro degli Esteri italiano Tittoni, faceva osser– vare alla Camera dei deputati che, dopo tutto, i territori rivendicati dal– l'Italia come premio alla vittoria, contenevano una quantità assai esigua di tedeschi e di slavi, mentre la conferenza della pace aveva attribuito ben set– te milioni di allogeni ad altri cinque Stati: "chi era in grado di scagliar la prima pietra? "; e aggiungeva: Le popolazioni d'altra nazionalità a noi riunite sappiano che noi aborriamo da qua– lunque idea di oppressione, di snazionalizzazione, che la loro lingua e le loro istituzioni culturali saranno rispettate, che i loro rappresentanti amministrativi godranno di tutti i diritti della nostra amministrazione liberale e democratica, che i loro deputati politici tro– veranno accoglienza cordiale nel Parlamento italiano, il quale li ascolterà con deferenza quando parleranno in nome delle popolazioni da loro rappresentate. Noi possiamo assi– curare la popolazione dell'Alto Adige che essa mai conoscerà il regime poliziesco di per– secuzione e di arbitrio, a éui furono per lunghi anni sottoposti dal governo imperiale austriaco gli italiani della Venezia Giulia e Tridentina. Noi chiediamo a quella popola– zione di stringere la mano che noi stendiamo fraternamente verso di essa. Il 1° dicembre 1919, il re Vittorio Emanuele III, inaugurando la nuova Camera dei deputati, fece il seguente annunzio: Le nuove terre riunite all'Italia impongono la soluzione di nuovi problemi. La no– stra tradizione di libertà deve segnare la via alle soluzioni, con il maggior rispetto delle autonomie e delle tradizioni locali. 477 BiblotecaGino Bianco

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