Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo ora. Se la rivoluzione antifascista avvenisse oggi, in una Italia dove la rendita è ridotta quasi ovunque a zero, perché i fittaioli non pagano piu gli affitti, e i mezzadri sono tutti in debito verso i padroni, io credo che la moderata indennità sarebbe zero. I vecchi proprietari dovrebbero essere ben contenti di non pagare piu le tasse al governo, alle provincie, ai comuni. Invece di garantire una indennità anche moderata ai proprietari antichi, bisognerebbe diminuire le tasse sui proprietari nuovi. Ma se la rivoluzione antifascista avvenisse in un momento di prezzi agricoli crescenti, che per– mettessero al coltivatore di pagare qualche cosa per il diritto da lui ac– quistato, anche allora la misura della "moderata indennità" sarebbe sug– gerita dalle circostanze del momento. Quello che importa è che rimanga fermo il principio di quella mode– rata indennità, da essere versata, io penserei, a quote rateali, per un certo numero di anni; perché è bene che almeno per un certo numero di anni il coltivatore diventato proprietario, abbia la sensazione quasi fisica che la terra egli la tiene in forza di una rivoluzione, e che gli sfuggirebbe dalle mani per ritornare al vecchio padrone, se il regime sorto dalla rivoluzione dovesse cadere sotto i colpi di una reazione. I critici di "Giustizia e Libertà" non dormono all'idea che la grande pro– prietà possa continuare a vivere sulle spalle dei coltivatori. Essi non ten– gono presente quell'altro punto del programma, in cui si afferma che i beni dei maggiori responsabili, favoreggiatori, profittatori del fascismo dovreb– bero essere confiscati. Il programma di "Giustizia e Libertà," evitando di affermare il princi– pio della espropriazione universale, delude certamente quei rivoluzionari, che vogliono prima di ogni altra cosa fare la faccia feroce. Ma nella pratica quel programma arriva ad una vera e propria espropriazione, specialmente per la grande proprietà. Solamente invece di arrivare a queste conseguen– ze pratiche, attraverso il principio politico della espropriazione, "Giustizia e Libertà," vi arriva attraverso un principio morale, assai meno contestabile: quello che chi ha rotto deve pagare e chi è responsabile di quanto sta sof– frendo in questi anni il popolo italiano, dev'essere punito non con feroci pène corporali, ma nei suoi beni. Punire giustamente con la confisca dei beni i responsabili, i favoreggia– tori, i finanziatori, i profittatori del fascismo, non vuol dire condonare alla cieca ai nuovi proprietari quella modesta indennità, che essi dovrebbero pagare ai vecchi proprietari, se non avvenisse la confisca. Quella modesta indennità sarebbe versata al governo, e costituirebbe un fondo per inden– nizzare i danneggiati politici. Forse le entrate che si ricaverebbero dalle terre confiscate potrebbero essere assai piu utilmente impiegate nel promuo– vere i miglioramenti agrari e permettere una piu rapida attribuzione delle terre bonificate ai senza terra. Ma questo è un dettaglio su cui non val la pena di fermarsi. Bisogna guardare all'insieme delle idee e non a qualche particolare secondario che può essere sempre mutato. 474 BiblotecaGino Bianco

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