Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

La riforma fondiaria ri nuovi. Agricoltura intensiva, piccola coltura, piccola proprietà vanno di regola insieme. Il piccolo proprietario vive spesso una vita grama. Ma questo avviene non perché con una diversa distribuzione della proprietà o con una tecnica diversa potrebbe ottenere dalla terra di piu, ma perché la terra è sterile per natura, o perché è troppo piccola, o perché è sfruttata nell'acquisto del– le materie prime o nella vendita dei suoi prodotti. Qui sono i punti d'appoggio non per socializzare la coltivazione della terra, ma per strappare il piccolo proprietario e il piccolo coltivatore al loro isolamento e associarli nelle cooperative di acquisti e vendite. I socialisti, quando si trovano innanzi a un pubblico di piccoli proprie– tari, annunziano che non vogliono distruggere la piccola proprietà, che anzi vogliono salvarla dai suoi disagi, impedendone la polverizzazione, fa– vorendone il credito agricolo, diminuendo le imposte, incoraggiando le coo– perative per gli acquisti dei concimi e delle macchine e per la vendita dei prodotti. Fanno benissimo. Il male è che alcuni di essi annunziano queste intenzioni a mezza voce, quasi vergognandosi di fare una concessione elet– torale ai pregiudizi dei piccoli proprietari e di commettere una infedeltà al dogma della socializzazione. Quelle dichiarazioni bisogna invece farle a cuore aperto, come riconoscimento sincero di un reale interesse economico non solo del contadino, ma anche della intera comunità. Se il dogma della socializza– zione universale deve essere per questo abbandonato, cos1 sia. In Italia, le terre tenute a mezzadria in Toscana, nell'Umbria, nelle Mar– che, in Romagna o le terre tenute ad affitto nelle zone collinose del Nord, o in tutto il Sud e nelle isole, sono già divise, in quanto alla coltivazione, an– che se non sono divise come proprietà, perché è la stessa tecnica della pro– duzione che esige la coltura individuale o familiare. Per queste terre voi potete risolvere immediatamente il problema della proprietà, trasferendo la proprietà dai proprietari che non le lavorano ai col– tivatori che già le occupano, con una ragionevole previsione che nella piu parte dei casi non solo la produzione non sarà diminuita, ma sarà anche au– mentata dal piu intenso interesse che i coltivatori prenderanno alla loro terra. Beninteso che non dovete dimenticare che per molte di quelle terre, special– mente nell'Italia meridionale, bisogna anche fornire ai coltivatori la dire– zione tecnica e il capitale necessario a intensificare le colture. Classica è ri– masta nella storia economica e sociale dell'Italia meridionale la esperienza della divisione dei beni demaniali: i contadini nullatenenti ottennero la libera proprietà su terre che non valevano niente o che esigevano per essere messe a coltura intensiva una anticipazione di capitali che essi non possede– vano: sfruttarono alla meglio o alla peggio le terre finché potevano rica– varne qualcosa con una agricoltura di rapina, e quando le ebbero ridotte alla condizione di limoni spremuti, le lasciarono abbandonate. Un'altra obiezione che si può fare al programm3, di "Giustizia e Liber- 469 BiblotecaGino Bianco

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