Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo che sono suscettibili di sistemi, come li chiamano i tecnici, intensivi-indu– striali: caso tipo le aziende irrigue della pianura Padana. L1 la organizza– zione produttiva è stata costruita attraverso molti secoli di esperienze e con un enorme investimento di capitali, ed è una delle piu perfette del mondo. Ma il problema fondiario non dovete risolverlo con la divisione della pro– prietà. Se fate a pezzi una tenuta irrigua della Bassa Lombardia fra gli ob– bligati e i salariati che la coltivano, voi rovinate la produzione, non aumentate il benessere dei coltivatori e riducete alla fame le città che per vivere hanno bisogno dei prodotti di quelle terre. Il problema dovete ri– solverlo associando in cooperative la direzione tecnica e il lavoro manuale nell'azienda indivisa. Questo è un problema analogo a quello che dovete affrontare nella media industria. Ma dove la qualità del terreno e delle colture non lo consente, la socia– lizzazione dell'agricoltura sarebbe un grossolano sproposito tecnico e un vero e proprio disastro economico. A questo proposito, io raccomando vivamente la lettura di un opuscolo intitolato Riforma fondiaria e piccoli coltivatori che è stato pubblicato re– centemente nella collezione "Liberissima." Un frutteto, un vigneto, un orto, una serra di fiori, una terra a coltura promiscua come sono di regola le terre italiane quando sono intensamente coltivate esigono la piccola coltura individuale o familiare. Su questa il coltivatore e la sua famiglia dedicano tutte le loro cure alla terra, senza mi– surare il tempo e il lavoro, ma senza bisogno di forti capitali, ed ottenendo– ne il massimo di benessere per sé e per i consumatori. Voler socializzare l'agricoltura dove le piante hanno bisogno, una per una, della cura individuale del contadino, e la macchina non può sostituire la mano dell'uomo, è uccidere la produzione. La piccola proprietà non solo non scompare ma resiste, anzi si estende non appena migliorano le condizioni delle classi agricole e queste possono acquistare la terra. La legge marxista della concentrazione delle aziende è smentita in pieno dalla storia dell'agricoltura in tutti i paesi. Perché? Perché la piccola proprietà, in moltissimi casi, è quella che riesce a strappare alla terra il massimo disponibile di produzione, cioè è la forma economicamente piu redditizia. Il coltivatore rovina la terra se prevede di tenerla per un tempo assai breve: allora egli le strappa tutto quello che essa può dare, senza preoccu– parsi dell'avvenire: è quello che avviene sulle terre affidate per un anno o per pochi anni. Chi pianta un albero, sa che quell'albero arriverà ad una sufficiente capacità produttiva, non fra pochi mesi, come il grano, ma fra quattro o cinque anni come la vigna, talvolta fra dieci o quindici anni co– me l'ulivo. Se è proprietario della terra, il coltivatore pianta l'albero. Se tie– ne la terra ad affitto per breve tempo, semina il grano, o sfrutta senza scru– polo per la durata dell'affitto gli alberi che già esistono. Non pianta albe-- 468 BiblotecaGino Bianco

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