Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo A parte questo mio dubbio, e a parte le incertezze che circondano le statistiche dell'Italia rurale, un fatto è sicuro: che è una corbelleria procla– mare, come ha fatto recentemente un giornale comunista, che vi sono in Italia quattro _milioni di braccianti che debbono essere scagliati contro la grande proprietà (Falce e Martello, 26 marzo 1932). Quel giornale ignora che le statistiche includono in quei quattro milioni, non solo gli uomini, ma anche le donne e i bambini al disopra dei 1 O anni. Mi par difficile sca– gliare contro la grande proprietà anche i bambini di undici anni. Se <lob.– biamo tener conto per una impresa di questo genere dei soli uomini in età <la lavorare, dobbiamo contentarci di un milione e 400 mila unità. Dopo avere fatto questa riduzione, dobbiamo anche ricordare che la grande proprietà non è un deserto, in cui i proprietari vanno a passeggiare, essa è già occupata da piccoli coltivatori, fi.ttaioli, mezzadri e obbligati. Quando si dice che un latifondista siciliano, un principe romano, un grande proprietario toscano o lombardo posseggono migliaia di ettari di ter– reno, bisogna non dimenticare che quelle migliaia di ettari sono già divise in aziende, di cui ben poche sono affidate a fi.ttabili capitalisti, ma quasi tutte sono coltivate o da un mezzadro o da un piccolo fìttaiolo o da grup– pi di obbligati. I comunisti, che parlano di scagliare i braccianti contro la grande proprietà, dovrebbero spiegare chiaramente se i braccianti debbono espellere dalle grandi proprietà non solo i grandi proprietari e i fi.ttabili ca– pitalisti, ma anche i piccoli coltivatori che già le tengono occupate. Quando si tengano presenti allo spirito queste condizioni delle classi agricole italiane, non si può non arrivare alla conclusione che è assurdo cre– dere possibile in Italia una rivoluzione agraria eguale a quella che avven– ne in Russia nel 1917. La Russia, con una superficie che è circa 70 volte quella dell'Italia, ha una popolazoine che è solamente 4 volte piu numerosa della nostra. Anche riducendo a non piu della metà la terra coltivabile in Russia, noi troviamo che un abitante della Russia ha a sua disposizione nove o dieci ettari di ter– ra dove l'italiano non può disporre che di un ettaro. Nel 1917, i contadini russi abbandonarono in massa l'esercito, torna– rono a casa loro, e scacciarono i vecchi proprietari dalle terre che essi ~ i contadini - coltivavano come obbligati. In queste vaste aree, scarsamente popolate, c'era spazio per tutti. Le difficoltà nacquero dopo: nacquero fra i contadini e i comunisti, quando i comunisti vollero imporre ai contadini la socializzazione non della agricoltura, ma dei prodotti, per mezzo delle requisizioni. Guardiamo ora all'Italia. E immaginiamo che cosa potrebbero fare in Italia domani i contadini italiani, se potessero dare libera carriera a quello che è il bisogno ardente della loro anima: la conquista della terra. Il piccolo proprietario non penserebbe mai ad abbandonare la sua ter– ricciuola, né il mezzadro ad abbandonare il suo podere, né il fi.ttaiolo e l'obbligato la terra che tengono per contratto. Ognuno guarderebbe intorno a sé per vedere se c'è modo di allargare i gomiti. Ma ognuno si troverebbe 466 BiblotecaGino Bianco

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