Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Dittatura e democrazia "operaio" ma un "artigiano indipendente." Le aziende che hanno da due a cinque addetti sono 30 mila, in cui lavorano 86 mila persone. In queste piccole officine una parte dei lavoratori appartiene alla stessa famiglia del padrone: dunque possiamo calcolare che appena 40 mila di questi lavoratori sono anch'essi non "operai" salariati, ma "artigiani indipendenti." Le medie e piccole aziende, che hanno da sei a cento operai, sono 9 mila ed hanno 130 mila operai. Chiamiamo pure "grande industria," per far piacere ai comunisti, quelle aziende che impiegano da 101 operai in su, e troveremo che esse sono 760 e danno lavoro a 240 mila operai. Quanti tra questi 240 mila salariati della grande industria sarebbero di– sposti a mettersi attivamente allo sbaraglio per una rivoluzione comunista e formerebbero per la difesa del regime comunista la "avanguardia armata del proletariato"? Tutti? Bisogna di nuovo sognare a occhi aperti. Mettia– mo il 10% e avremo fatto una concessione forse troppo generosa. 3 E am– mettiamo anche, per essere sempre assai generosi, che anche nella media e piccola industria e nell'artigianato si trovi un 10% di lavoratori disposti a lasciarsi inquadrare dall"' avanguardia" della grande industria e a dare le guardie rosse al regime comunista. Avremo, dunque, un'" avanguardia proletaria" di circa 40 mila guar– die rosse, che dovrà imporre la dittatura del partito comunista a 2 milioni 200 mila piemontesi uomini e donne dai 15 anni in su. Per serrare ancora piu davvicino l'argomento, dobbiamo considerare che dei 430 mila operai piemontesi, una buona metà, 200 mila, sono concentrati nella sola provincia di Torino. Qui gli operai delle aziende che impiegano piu di cento lavo– ratori, sono 319 con 100 mila operai. Quando si consideri che le officine sono concentrate specialmente sul territorio del Comune di Torino, è eviden– te che nella città di Torino e nei suoi immediati dintorni, una "avanguar– dia " di circa 20 mila operai ed artigiani comunisti armati, comandati ed esaltati da capi audaci ed intelligenti - ammettiamo che si troverebbero an– che questi - potrebbe benissimo mantenere nell'obbedienza, a furia di le– gnate e magari di fucilate, quelle sette-ottocentomila persone che vivono nel– la città di Torino e nei Comuni viciniori. Ma fuori di questa zona eccezio– nalmente propizia per un colpo di mano e per una dominazione comunista, che cosa avverrebbe nel resto del Piemonte, dove 20 mila avanguardie co– muniste dovrebbero "disciplinare" un milione e mezzo di uomini e donne al di sopra dei 15 anni? l\1a, le avanguardie comuniste - ci si dirà - troverebbero nelle zone agricole i proletari agricoli pronti a favorire la socializzazione universale. Anche qui i comunisti sognano a occhi aperti. Nella provincia di Torino, 3 Il numero degli aderenti al partito comunista, ove questo può vivere legalmente, con– ferma. In Francia, paese di struttura sociale simile al nostro, il numero massimo di aderenti' al partito è stato di 35.000. Al Congresso di Livorno (gennaio 1921), nel quale si registrano le cifre piu alte, gli aderenti alla frazione comunista che si costituf poi in partito furono 58.000. Ma anche in Russia il numero degli aderenti al partito comunista non è neanche il 10% della intera classe lavoratrice. 455 BiblotecaGino Bianco

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