Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo per acquistare un aeroplano? Viveva come portiere in un piccolo albergo economizzando ottocento franchi al mese che mandava alla famiglia di Rendi. Quando ricevé la prima mancia, ne fu tutto costernato. "Ma ci si fa presto l'abitudine," diceva sorridendo di quel suo sorriso dolce, triste e insieme gioviale. Nell'aprile venne da me tutto felice. Il denaro per l'impresa era trovato. Oggi si può rivelare che il denaro fu procurato dal redattore capo del quo,. tidiano liberale di Bruxelles, Le Soir, d' Arsac, un vecchietto dal cuore d'oro, anticlericale, anticomunista e antifascista, insomma liberale sul serio e non a parole. L'idea di rivolgersi a lui venne a Ferrari, nonostante l'anti– clericalismo di d' Arsac, e fu idea felice. Lauro, se l'impresa fosse riuscita, l'avrebbe raccontata sul giornale di d' Arsac, e questo sarebbe stato il pa– gamento. Il dottor Sicca, un medico italiano che viveva in Londra, amico generoso degli esuli, contribuf largamente alle spese. Io non avevo nessun diritto né di sollevare obiezioni né di incoraggia– re, il che del resto non era necessario. Data la sua decisa volontà, ogni con– siglio che potesse indebolirlo nel momento dell'azione sarebbe stato delit– tuoso. E quando mi domandò la mia opinione sul testo dei fogliolini che si proponeva di far cadere dall'aeroplano, gliela detti mettendomi naturalmen– te dal suo punto di vista. Perciò lo consigliai a parlare al re come monar– chico coerente e non come uomo che non lo rispettasse piu. Parlava della impresa con perfetta calma, come di un affare d'ordinaria amministrazione. Sapeva di mettere in gioco la vita. Ma la vita non gli sa– rebbe valsa niente, se non l'avesse giocata in quel modo. Se fosse rimasto incatenato a una esistenza mediocre e tranquilla mentre i suoi due compa– gni rimanevano in galera, non avrebbe potuto piu dedicarsi a nessuna at– tività politica senza sentirsi accusato di viltà da gente che aveva interesse a vituperarlo e da gente di buona fede che non lo conosceva affatto. Se in– vece fosse riescito nella sua impresa, avrebbe dimostrato anche ai piu cie– chi che non erano uomo da sfuggire ai pericoli e che era rimasto libero per continuare la buona battaglia. Si era fidanzato ad una donna ammirevole. Chi piu di lui doveva desiderare di vivere? Ma le circostanze lo avevano condotto al punto che il volo su Roma era diventato per lui una necessità, un dovere, e un desiderio, la piu perfetta espressione del suo carattere. Se la vittoria avesse coronato il suo ardine, egli avrebbe continuato a vive– re la sua vita con maggior forza e certezza, nel piu alto grado d'intensità. Cominciò a imparare l'uso dell'aeroplano in aprile in un campo pri– vato di aviazione vicino a Versailles. Il 24 maggio, giorno di Pentecoste, fece il primo volo da solo. Ma proprio allora si send sorvegliato. Si trasfei-– d a Londra, e qui continuò la pratica, sempre sotto falso nome. Il piano era di acquistare un aeroplano inglese; un amico inglese lo avrebbe porta– to dall'Inghilterra in Corsica in un luogo fuori mano, presso Bastia; Lauro allora avrebbe preso l'aeroplano; sarebbe arrivato a Roma verso il tramon– to; il ritorno nell'oscurità della notte sarebbe stato pericoloso, anche se 448 BiblotecaGino Bianco

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