Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Bosis, s'era messo subito in viaggio per la Svizzera. Da lui Lauro poté ap– prendere piu ampie notizie sull'avvenimento. Tanto Ferlosio, a nome della famiglia, quanto altri amici di Londra, di Parigi, di Svizzera furono concor– di nel dissuaderlo dal primo proposito. Andando in Italia egli non avrebbe salvato né sua madre né i suoi amici, ed avrebbe perduto se stesso. Il dovere del soldato che vede cadere al suo fianco i suoi compagni, è di continuare nella lotta e non quello di rendersi prigioniero. Lauro doveva dimostrare la sua solidarietà con la madre e gli amici continuando la loro battaglia e non lasciandosi murare con essi nella stessa galera. Una serie di circostanze avverse aveva portato all'arresto di Vinciguerra. In provincia di Verona era avvenuto, circa due mesi prima, l'arresto di al– cuni diffonditori delle circolari. Da qualche scritto e dagli interrogatori la polizia fu portata a rivolgere la sua attenzione sugli antifascisti di Roma. Mal– grado questo, e checché si sia potuto dire in altro senso, essa non era rit1r scita ad individuare nessuno. L'arresto di Vinciguerra avvenne per un caso disgraziato, dopo che egli aveva imbucato alcune circolari; futili circo– stanze provocarono quello di Rendi e, immediatamente dopo, della signora De Bosis. 3 La polizia perquisf minutamente l'appartamento dei De Bosis, anche la lavanderia, e scoprf la macchina da ciclostilare sotto un ma– terasso. La signora De Bosis non si era mai interessata di politica. In assenza di Lauro aveva ciclostilato una delle sue circolari, per affetto materno piu che per determinata adesione alle sue idee. Non si perdé d'animo al mo– mento dell'arresto. Il delegato che l'arrestò le domandò cortesemente: "Si– gnora, perché ha fatto cosf?" E lei, ricordando che poco tempo prima Mussolini aveva parlato del popolo italiano come di "quaranta milioni di buone pecore italiane" che davano al governo la loro lana, rispose: "Perché ,, non sono una pecora. Chi si trova solo in carcere per la prima volta e non è un delinquente di professione, va soggetto alle esaltazioni e allucinazioni piu inaspettate, anche se ha un carattere di ferro. La signora De Bosis aveva sessantasei anni ed era malata. Quattro guardie rimanevano giorno e notte nella sua stanza alla in– fermeria. Tre persone della sua famiglia erano state arrestate come lei e trattenute per due giorni. Le lasciarono vedere Rendi e Vinciguerra il se– condo giorno, ma non poté parlare con loro. Se non si fosse sottomessa, se non avesse promesso di non far piu nulla in futuro contro il fascismo, i suoi altri fìgli avrebbero pagato insieme a lei la pena; le loro carriere sarebbero state spezzate - cosf le diceva l'avvocato che la consigliava. Si aspettava di essere mandata al confino ed era pronta ad accettare la pena. Ma dopo avere cercato di assistere uno dei suoi figli, doveva ora evitare. che gli altri fossero danneggiati dalla propria azione. Anche a costo di spergiurare doveva fare 3 Cfr. le circostan2iate notizie date dal medesimo Vinciguerra in una lettera al conte Sforza, in "Nuova Europa," 4 febbraio 1945 (e cfr. risposta dello Sforza, ibid., 11 febbraio). 444 BiblotecaGino Bianco

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