Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Il primo dovere: conquistare la Nuova Lihertà Noi non domandiamo a nessuno· che r,r,'nunciagli ideali del suo partito. A tutti coloro che non pretendono di imporre con la prepotenza le loro idee agli altri, perché credono nel metodo della libertà, noi domandiamo di associarsi tutti in uno sforzo comune per conquistare a tutti la libertà. Conquis'tata la libertà, i partiti: si ricostruiranno e ciascuno prenderà nella lotta civile il posto che le sue convinzioni, i suoi interessi, le sue tradizioni gli consiglieranno. Prima conquistiamo il diritto di viyere, e poi dividiamoci secondo i programmi di vita che ciascuno di noi crede migliori. Programma immediato comune: la conquista delle nostre libertà. Ma come abbiamo già osservato la libertà non si può conquistare se non si demoliscono o se non si epurano tutte quelle istituzioni che la dit– tatura ha creato o ha trasformato per soffocare per mezzo di esse la libertà: milizia, podestà, sindacati, magistratura, alti gradi dell'esercito, burocra– zia centrale e locale, stampa ecc. Una delle istùuzioni che la dittatura ha trasformato, facendone stru– mento di dispotismo, e che deve essere totalmente soppressa, è la monarchia. La monarchia, ci dicevano una volta i teorici del diritto costituzionale, è preferibile alla repubblica perché nel regime monarchico un uomo supe– riore ai partiti, non subordinato a nessuna mutevole maggioranza, garan– te giurato delle libertà di tutti contro eventuali prevaricazioni dei partiti al potere, assicura i diritti delle minoranze e le permanenti ragioni di vita della intera comunità, assai meglio che non possa fare un presidente di re– pubblica, eletto periodicamente da una maggioranza partigiana. L'esperienza italiana di questi anni ha dimostrato quanto sia da pren– dere sul serio questa funzione mediatrice della monarchia. La monarchia garantf le nostre libertà fino al momento in cui nessuno le minacciò sul serio. Appena la minaccia diventò seria, la monarchia si rese complice in tutte le violazioni delle nostre libertà, scendendo di gradino in gradino tutta la scala dello spergiuro e del disonore. Dopo siffatta esperienza, una s:ola parola può essere oramai pronunciata in Italia: repubblica. La nuova libertà d'Italia dev'essere garantita non da un re, che può sempre tradire il suo giuramento, ma dalla rinnovata coscienza civile del popolo italiano, che non tradirà se stessa. Il vecchio statuto, alla cui ombra l'Italia visse, bene o male, dalla uni– ficazione politica al colpo di stato fascista, è morto e sepolto. Lo hanno uc– ciso i fascisti con la complicità del re e dei suoi consiglieri. La Camera fa– scista è stata una vera e propria costituente, che ha abolito la vecchia co– stituzione e ne ha costruita un'altra. Delle vecchie istituzioni non ne resta– no in piedi che due sole: la Dinastia e il Senato. La prima Camera elettiva dell'Italia libera sarà anch'essa una costituente. E chi potrà mai evitare che la questione "monarchia o repubblica,, sia risolutamente affrontata nella crisi del trapasso dalla dittatura alla nuova libertà? Dopo sei anni di dittatura fascista, ci sono ancora degli antifascisti che sperano di abbattere Mussolini con l'aiuto del re. Un bel giorno il re 409 HblotecaGino Bianco

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