Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Il primo dovere: conquistare la Nuova Libertà Cesare, sono da sconsigliarsi energicamente. Essi non raggiungono mai 1 capi fascisti. Essi fanno sempre vittime innocenti. Lungi dallo scatenare una rivolta generale, provocano correnti di indignazione morale contro gli au– tori dell'attentato. Sulla pietà per le vittime innocenti la propaganda fasci– sta specula in Italia e alrestero per discreditare le idee e gli uomini del- 1'opposizione. Non fantasticare su piani grandios,i. Non fidarti di chi viene a parlarti di grandi organizzazioni segrete o di ordini rivoluzionari che debbono ar– rivare dai comitati centrali. Chi ti racconta queste storie è un visionario o un agente provocatore. Le grandi organizzazioni segrete servono soltanto a far guadagnare denari alle spie. È ridicolo pensare ad un movimento rivo– luzionario a scadenza fissa e a comando. La rivoluzione è un accesso di febbre che arriva da sé quando meno è aspettato. Quel che importa perché una rivoluzione avvenga, è che vi sia nel paese un numero sufficiente di uomini pronti ad approfittare dell'accesso quando si presenta per buttar giu gli oppressori. Dopo l'assassinio di Matteotti, nel giovedi e nel venerdi, i fascisti erano disorientati, demoralizzati, scoraggiati, sotto la tempesta di indignazione che li travolgeva da ogni parte. Le cimici fasciste erano scomparse da tutte le bottoniere. All'ordine di mobilitazione la maggioranza dei militi fascisti non osò rispondere. Se in quei giorni avessimo avuto la mentalità rivoluzio– naria, ognuno di noi si .sarebbe armato di un revolver, di un coltello, di un martello, di un bastone, di una pietra, e sarebbe corso sotto a un fascista. Fu cosi che i siciliani risolvettero il problema dei conquistatori francesi nel– l'insurrezione del Vespro. Fu cosi che i milanesi risolvettero il problema de– gli austriaci nelle cinque giornate. Un giorno o l'altro, quando meno ce l'aspettiamo, un qualèhe avveni– mento che nessuno avrà preveduto-, solleverà contro la dittatura l'indigna– z,1.'one del paese. I gradassi diventeranno conigli. I silenziosi si metteranno a protestare. La gente nei tram, sui marciapiedi, nei caffè, si metterà a gri– dare che è ora di farla finita. Quello sarà il momento. Se quel momento ci troverà a dondolarci nella mentalità legalitaria, è positivo che anche quel momento passerà; e presto ricominceremo da capo a buscarne e a far la ri– cevuta. Ma se la dura esperienza di questi anni avrà creato in noi la men,– talità necessaria per abbattere il fascismo, la mentalità della guerra non quel– la della pace, quella mentalità che avevamo contro gli austriaci nel giorno del– la battaglia del Piave, allora non aspetteremo gli ordini di nessun comitato, ciascuno di noi sarà il suo stesso comitato. Allora, e solo allora dovremo ave– re il coraggio di cominciare. Le armi per la prima lotta le troveremo negli utensili del nostro lavoro giornaliero. I moschetti li troveremo poi nelle case dei fascisti. I fucili valgono meno dei bastoni, se non sono sostenuti dalla volontà. A che éosa servirono a Caporetto i fucili e i cannoni? Verrà un giorno la Caporetto dei fascisti. Che quel giorno non venga invano. Non bisogna cedere ciecamente allo spirito di vendetta. Quel che è ne- · Bibloteca Gino Bianco

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