Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Il primo dovere: conquistare la Nuova Libertà Non basta. Bisogna fare un altro passo nella ricerca delle cause. Come abusarono della libertà quando nessuno la limitava, cosI i partiti di sini– stra non seppero difenderla, quando sopravvennero i fascisti a farne man bassa. Anche di fronte alla reazione fascista, ciascuno di essi pensò sola– mente a salvare la libertà propria, non pensò mai a rivendicare la libertà altrui. I primi ad essere colpiti dalla reazione furono gli anarchici e i co.– .munisti: furono non colpiti legalmente nelle loro attività illegali, come era legittimo, ma schiacciati illegalmente anche nelle loro attività legali. Di fronte a questa violazione della libertà altrui, i liberali e i popolari non ebbero nulla da ridire, anzi ne furono contenti e molti approvarono aper– tamente. I socialisti non approvarono, anzi trovarono qualcosa da ridire; ma reso questo omaggio verbale ai princip1, lasciarono che gli altri se la sbrigassero da sé. Ben presto toccò anche ai socialisti; e allora i liberali a fregarsi le mani, e i popolari ad approfittare dello sbandamento socialista per aumentare i loro voti. Poi fu la volta dei popolari; e i liberali a trova– re che anche questi avevano quel che si meritavano. Poi fu la volta di quei liberali che presero posizione contro il fascismo alla vigilia della "marcia su Roma," mentre gli altri liberali continuavano a fare i fiancheggiatori. Finalmente venne anche il turno dei fiancheggiatori. Ognuno trovò como– do che fossero soppresse le libertà altrui, e non previde mai che sarebbero state soppresse anche le libertà proprie. Ecco perché tutti abbiamo perduto la nostra libertà. Dopo l'assassinio Matteotti, sembrò che un largo consenso si fosse for– mato fra le opposizioni, meno i comunisti, per conquistare la libertà di tut– .ti. Avemmo cosI l'Aventino. Ma nell'Aventino l'unica idea comune era un'idea negativa: buttar giu i fascisti. Per il giorno dopo ciascuno pensava .di stabilire la sua libertà, non la libertà di tutti. Ciascuno aveva in tasca una sua ricetta per rendere felice l'umanità, e si teneva pronto a farla in– ghiottire al suo vicino con un nuovo tipo di olio di ricino e di manganello, non appena il fascismo fosse stato abbattuto. Tutti aspettavano che il re .cavasse la castagna dal fuoco; ma repubblicani e socialisti non smettevano mai l'idea di imporre la repubblica al re e ai loro alleati monarchici se fos– se stato possibile dopo che il re avesse messo al sicuro le loro spalle dal ba– stone fascista; e alla loro volta i monarchici si riservavano di sbarazzarsi con una dittatura militare dei repubblicani e dei socialisti loro alleati, non ap– pena con l'aiuto di questi avessero abbattuto Mussolini. In attesa, cia– scuno cercava di assicurarsi buone posizioni strategiche per l'ora in cui l'al– leanza contro il fascismo cedesse il posto alla guerra intestina, in cui cia– scuno avrebbe soppresso la libertà di tutti. Ma ciascuno capiva il gioco del suo vicino, e cercava di mandarlo a monte. Mentre le buone occasioni passavano, senza che i deputati prendesse– ro un'iniziativa, la maggioranza della popolazione - quella massa che non fa la politica ma senza la cui simpatia non si può fare politica vittoriosa - rimaneva incerta, disorientata, sospettosa. Era stanca delle violenze fasci- 397 BiblotecaGino Bianco

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