Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo libertà altrui. Rivendicare la libertà propria è facile. Rispettare la libertà altrui, questo è difficile. Eppure questa è la libertà. Quale fu il resultato della libertà cos1 malamente intesa e praticata? Il resultato fu di aprir la via alla reazione: al fascismo. C'era in Italia molta gente che non leggeva giornali, non faceva parte di nessuna società e di nessuna lega, non interveniva a nessuna dimostra– zione, non andava a votare quando c'era il diritto di voto, o andava a votare solamente quando non pioveva o quando non c'era da far la coda alle sezioni elettorali, o quando avveniva proprio nel periodo elettorale qualcosa di straordinario che la impressionasse o contro il governo o contro i partiti di opposizione. Quanta fosse questa gente non è facile calcolare; ma non si esagera se si pensa che essa era piu della metà della popolazione italiana. In tutte le elezioni, dal 1860 al 1924, fra il 30 e il 40 per cento degli elettori inscritti si astennero dal voto; e fra i due terzi della massa che andò a votare, almeno una buona metà limitava tutta la sua attività politica ad andare a votare. Appena un terzo della popolazione aveva idee politiche piu o meno definite, si classificava piu o meno stabilmente in partiti, formava la vera e propria classe politica del paese. La forza dei partiti non dipendeva che in parte dal numero, dall'organizzazione, dall'entusiasmo degli organizzati. Essa dipendeva in larghissima, forse in massima, misura dal consenso che essi trovavano nella maggioranza apolitica ed in appa– renza inerte della popolazione. Era questa che con la sua simpatia creava nei partiti il sentimento della forza e le correnti dell'entusiasmo. Era questa che con la sua ostilità isolava i partiti, li demoralizzava, li rendeva inetti alla battaglia. Questa massa che era apparentemente inerte, ma che posse– deva ed esercitava una influenza latente formidabile, non si occupava di politica, ma non voleva essere seccata dalla politica. Non faceva nessuna obiezione alle libertà politiche, cioè a quelle libertà di cui hanno bisogno le persone che si occupano di politica; ma esigeva per sé le libertà personali, cioè non voleva essere seccata nella vita giornaliera, e per non essere seccata pagava le tasse. Questa massa apparteneva a tutte le classi: al proletariato industriale, all'artigianato, alla popolazione agricola, ai diversi ceti della pic– cola borghesia, alla media, all'alta borghesia di tutti i generi. Durante la guerra questa massa apolitica era stata in molti modi sec– cata. Perciò dopo la guerra dette tutte le simpatie a quei partiti che non erano responsabili della guerra. Ma ben presto cominciò ad avere nuove seccature: scioperi, invasioni di negozi, requisizioni nelle campagne, dimo– strazioni tumultuose per le strade ecc. Dopo due anni di questo baccanale, tutte le simpatie che la guerra aveva raccolto a favore dei partiti che erano sta– ti avversi alla guerra erano sperperate. Fu solamente allora, dopo la occupazione delle fabbriche, che i fascisti diventarono pericolosi. Fu solo allora che la loro offensiva poté scatenarsi, perché era favorita dal consenso di larghissimi strati della popolazione di tutte le classi, compreso quel cosidetto "proletariato rivo– luzionario" che dette al movimento fascista molti dei mercenari piu feroci. 396 Biblotecal:jinoBianco

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