Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo speciale come Fcrrero, senza essere mandato alle isole come Parri e Rosselli, senza essere costretto a lasciare l'Italia come Nitti, Turati, don Sturzo, Sal– vemini. La libertà è per te, giudice, che vuoi rimanere imparziale e incor.-– rotto, la certezza di poter esercitare sempre liberamente il tuo uffizio, anche se la tua coscienza ti comanderà di condannare un uomo potente. La libertà è per te, sacerdote cattolico, il diritto di predicare nella tua chiesa la tua verità senza essere sorvegliato da nessuna spia, senza essere mandato a do– micilio coatto come i cinque monsignori di Udine, senza essere ammazzato a bastonate come don Minzoni e don Grandi. La libertà è per te, pastore protestante, il diritto di predicare la tua verità nelle condizioni e nei ter– mini che ti sembrano piu convenienti, senza essere impedito nella tua opera da nessun privilegio di nessuna Chiesa che sia ufficialmente o ufficiosamente protetta dal governo. La libertà è per te, madre di famiglia, il diritto di educare tuo figlio come a te sembra meglio, senza mandarlo per forza tra i "balilla" e gli "avanguardisti" a imparare la morale del "pugnale fra i denti e la bomba in mano." La libertà è per tutti noi la nostra casa protetta da una polizia onesta contro l'invasione di squadre criminali; è il pane serenamente guadagnato, sotto la protezione di una legge uguale per tutti; è la giustizia assicurata a noi, come al nostro avversario, da giudici imparziali; è la nostra vita di ogni momento non disturbata dal capriccio di prepotenti irresponsabili; è il nostro denaro non confiscato sotto mille forme e mille pretesti dal gover– no, dai podestà, dai sindacati, dai fasci, dai comitati, senza che noi si abbia il diritto di sapere dove quel denaro vada a finire; è la nostra dignità di uo– mini, non manomessa, sistematicamente, da una legislazione barbarica, la quale dà diritto di vita e di morte su di noi ad una oligarchia di avven– turieri e di briganti. La libertà non è il diritto di far quel che ci pare e ci piace passando sul corpo dei nostri vicini. La libertà tua limita la libertà mia. La libertà •mia limita la libertà tua. Noi non possiamo andarcene a vivere soli nel deserto per godere una libertà assoluta. La nostra libertà individuale è li– mitata continuamente dal fatto che noi siamo obbligati a vivere in società. Fra la mia libertà e la tua esiste una linea di divisione, che circoscrive il campo di azione nel quale io e tu possiamo fare quel che ci pare e piace, ma al di fuori del quale né io posso uscire senza violare la libertà tua, né tu puoi uscire senza violare la libertà mia. Nelle società selvagge è il piu forte che stabilisce la linea di divisione fra la sua libertà e quella del piu debole, e la stabilisce dove arriva la sua forza: egli ha tutte le libertà, e il debole non ha nessuna libertà. Ma sebbene nelle società selvagge i piu forti godano di una libertà infinitamente piu lar– ga che nelle società civili, nessuno di noi pensa a qualificare come società libere le società selvagge. Perché? Perché secondo la nostra coscienza di uo– mini civili una società è libera solamente a tre condizioni: 392 BiblotecaGino Bianco

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