Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo leggere e scrivere, ·per la semplice ragione che non hanno ancora compiuto i sei anni. In Italia, come in tutto il mondo, i bambini nascono analfabeti e, di solito, gli itali~ni non cominciano a sporcarsi le dita d'inchiostro e a sbertucciare il sillabario, prima di compiere cinque o sei anni. Di trentadue milioni di italiani di età superiore ai sei anni, venticinque milioni sanno leggere e scrivere, e sette milioni, cioè il 27% del loro am– montare totale, sono analfabeti. Questi sette milioni di analfabeti apparten– gono per la maggior parte alla vecchia generazione. Della generazione tra i venti e i quaranta anni soltanto il 10% degli uomini e il 17% delle donne sono analfabeti. Nel 1861, il 78% della popolazione (cioè 20 milioni di uomini su 25) non sapeva né leggere né scrivere. Secondo il metodo del cum hO'c, ergo propter hoc, se ne dovrebbe dedurre che, nel 1861, quando i quattro quinti della popolazione erano analfabeti, un regime di libertà rappresentava un vantaggio per l'Italia, mentre nel 1922, quando nelle piu giovani genera– zioni questa ignominia era quasi scomparsa, esso diventava dannoso. A prima vista l'idea sembra assurda. Ma non è assurda se ci esprimia– mo nei termini seguenti: quando le classi meno abbienti non sapevano leg– gere e scrivere, il regime di libertà costituiva un vantaggio per le classi agiate italiane, ma divenne per loro un danno, quando le classi inferiori ebbero appreso a leggere e a serivere. Il regime di libertà fu creato in Italia tra il 1860 e il 1870, da una oligarchia di classi agiate, i cui membri erano convinti di poter rimanere, inamovibili, per sempre al comando; ma durante i successivi cinquant'anni, le classi meno abbienti progredirono lentamente verso un piu alto livello economico, intellettuale e morale, ed il crescente numero di coloro che im– pararono a leggere e scrivere non è che un indice di questo progresso so– ciale. Le classi inferiori chiesero, di conseguenza, una sempre maggiore partecipazione al benessere economico e all'influenza politica. Di fronte a tale richiesta, divenuta piu insistente e clamorosa durante la guerra, le classi piu agiate furono sopraffatte dalla paura. Persero la fiducia nelle libere isti– tuzioni e ne consentirono la distruzione da parte di una "mano nera" di alte autorità militari e di grossi capitalisti; le Camicie nere, agli ordini di Mussolini, furono soltanto le truppe di assalto di questa coalizione. Il movimento fascista fu sopratutto intenso non già nell'Italia meridio– nale, dove gli analfabeti costituivano ancora la metà della popolazione, ma nel Nord, dove questi erano solo un 15%, Le libere istituzioni non sono state distrutte in Italia dalle classi meno abbienti, incapaci di leggere e scri– vere, ma dalle classi piu agiate, che sapevano leggere e scrivere. Le classi piu agiate abolirono le libere istituzioni perché, pur realizzandone appieno il valore, se le sentivano sfuggire di mano. Le classi inferiori le difesero malamente perché molti eran quelli che ne avevano a stento realizzato il valore, e perché non le avevano ancora in pugno. Sotto l'oppressione del regime fasci,sta, le masse italiane stanno attual- 390 BiblotecaGino Bianco

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