Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Una protesta del prof. Salvemini blicare sugli accusati tutto quello che vogl\ono, sia prima che durante o dopo il processo; e) processi che non hanno alcun rapporto con la politica. Sussistono le vecchie abitudini, con tutti i loro scandalosi abusi. Inoltre, dato che le informqzioni e le discussioni politiche sono scarse e poco interessanti, i gior– nalisti si sforzano di vendere la loro penna, esaminando e riesaminando .nelle loro colonne qualsiasi causa celebre c~n una mancanza di dignità e di discrezione che "l'antico regime" davvero non conosceva. Un corrispondente del Time scriveva nel mese di agosto 1927: La libertà è stata soppressa solo per coloro che avrebbero potuto dire o scrivere qualcosa contro il nuovo regime e il credo fascista. Per tutti gli altri la libertà è rima~ta intatta. Prendiamo, ad esempio, la stampa italiana. Poiché tutti i giornali indipendenti e tutti i giornali di opposizione sono stati soppressi, si sente spesso fare l'assurda osser– vazione che la stampa italiana (quella che sussiste) non è libera. Non solo è invece libera, ma è anzi estremamente licenziosa. Non conosce piu limiti, sia nell'esaltare e fare l'apo– teosi di tutto quello che fanno il governo e il partito, sia nel disprezzare chi ha osato mettersi contro di loro, sia nello sforzarsi di nascondere un certo avvenimento o di esage– rarne un altro, sia nel deridere i caduti, sia nell'adulare i potenti. Una protesta del prof. Salvemini1 22 magg10 1928 Signore, nella Review of Reviews di maggio-giugno 1928 è stata da Lei pubbli– cata una lettera di un autorevole \Scrittore australiano, il quale pur avendola definitivamente abbandonata, è stato per un certo tempo dell'opinione che: "Con tutta probabilità, una forma di dispotismo potrebbe, in fondo, co– stituire la cosa migliore per un popolo come l'italiano, il quale, per quanto mi consta, ha ventotto milioni di analfabeti." Probabilmente il vostro corrispondente ha trovato questa cifra in una delle pubblicazioni diffuse dagli agenti della propaganda fascista. Questi, per esaltare il loro dittatore, descrivono il popolo italiano come ignorantis– simo, incapace di autogovernar,si al punto di aver avuto bisogno del man– ganello fascista per poter trovare l'equilibrio, e ad un tale stadio di degra– dazione morale da godere dell'intimidazione del bastone fascista. La cifra non è esatta. In Italia vivono attualmente quaranta milioni. di persone. Di questi quaranta milioni, un quinto, cioè otto milioni, non sanno 1 Da "Review of Reviews," London, 15 giugno-15 luglio 1928. [N.d.C.] 389 iiblotecaGino Bianco

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