Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

La voce del padrone banca corregge in sindaco. Il tipografo scrive allora una lettera in cui espri– me il suo stupore per il fatto che una banca tanto importante non si adegui alle leggi recentemente promulgate dal governo fascista: il nome e la fun– zione di "sindaco" non e,sistevano piu, sostituiti da quelli del "podestà." (Italia, Milano, 9 ottobre 1927.) Sotto una tale valanga di misure "rivoluzionarie" e "normalizzatrici," il numero dei giornali ritenuti di tendenza sovversiva si ridusse, nell'ottobre del 1927, a 27 soltanto in tutta l'Italia, di cui 16 quotidiani: 6 liberali, 5 po– polari, 2 socialisti riformisti, 1 socialista, 1 comunista, 1 repubblicano. Dopo l'attentato Zaniboni contro Mussolini, il governo ordinò la sospensione a tempo indeterminato di tutte le pubblicazioni ostili al regime. Solitudinem f aciunt, pacem appellant. Uno dei giornali sospesi, la Stampa di Torino, dopo un mese di silen- zio riapparve il 1° dicembre: Solo apparentemente la Stampa continua la sua pubblicazione e rappresenta lo stesso giornale, soppresso dopo l'attentato di Bologna. Di fatto, in seguito ad un'irresistibile pressione politica, l'antico proprietario, Fras– sati, ha ceduto il giornale a due industriali di Torino, Agnelli della Fiat e Gualino, in– dustriale della seta artificiale. Questi due magnati della finanza, subendo, loro mal– grado, la medesima pressione, ne hanno finanziato l'acquisto. Frassati ha già deciso di sopprimere il giornale, piuttosto che vederlo passare ai fascisti, ma gli è stato detto che, non vendendolo, ne avrebbe subfto il sequestro, senza alcun compenso (Manche– ster Guardian, 2 dicembre 1926). Il giornale fu venduto per la somma di 40.000.000 di lire (Times, 1° dicembre 1926). Il LAvoro di Genova fu autorizzato a riprendere la sua pubblicazione nel maggio del 1927, a condizione che tutta la redazione fosse cambiata. I giornali di provenienza estera sono spesso fermati alla frontiera italia– na, o distribuiti in ritardo o non distribuiti. I corrispondenti dei giornali esteri, onde evitare continui fastidi sono costretti a diventare i propagandisti semiufficiali del governo. Il 23 febbraio, i corrispondenti da Roma dei giornali esteri ritennero di dover firmare una protesta in cui dichiaravano di non poter tollerare che i corrispondenti esteri dovessero subire attacchi violenti e tendenziosi. Recla– marono il diritto di attingere le loro informazioni alle piu diverse fonti, senza dover essere per questo accusati di partecipare alla lotta politica in– terna, tanto piu che si erano sempre comportati, ed avevano l'intenzione di comportarsi, come semplici spettatori. Minacciarono che "se l'attuale stato di cose dovesse continuare, l'associazione della stampa estera avrebbe dovuto informare le altre associazioni della Confederazione, al fine di svoliere un'azione combinata." (Tribuna, 24 febbraio 1926.) Il 1 ° luglio 1926 il sottosegretario agli Affari esteri, Grandi, ha fatto a1 giornalisti stranieri le seguenti dichiarazioni: 385 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=