Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Lo "Stato corporativo" nell'Italia fascista la "nuova èra" i vecchi principi economici sono stati "rivoluzionati." La quintessenza di tutta la farsa ci è offerta dal Corriere della Sera (25 gm– gno 1927) in cui un autorevole fascista, De Stefani, scrive: Il prestatore di lavoro, da uomo semplice, ragiona invece cosf: se il costo della vita è diminuito del 5 per cento e il mio salario del 10, che ne è di questa differenza? D'altronde, dal gennaio all'agosto del '26 il corso dell'oro è passato da 478 a 589, i prezzi all'ingrosso da 659 a 691 e il costo della vita (Milano) da 146 a 150: eppure io, in quel periodo, non ho avuto alcun aumento di salario. II Se i rappresentanti della classe attiva dei datori di lavoro ed i funzio– nari della classe passiva dei lavoratori non riescono a raggiungere l'accor– do, la vertenza sale l'altro gradino dello Stato corporativo, viene, cioè, por– tata davanti alla magistratura del lavoro: La magistratura del lavoro - proclama la "Carta del lavoro" - è il mezzo con cui lo Stato interviene a comporre le controversie di lavoro. L'azione delle organiz– zazioni legalmente riconosciute. Le attività conciliatorie dei loro dirigenti e le sentenzé della magistratura del lavoro garantiscono che i salari siano proporzionati alle nor– mali esigenze del processo produttivo e del rendimento del lavoro. Sino al momento in cui scrivo (febbraio 1928), la magistratura del la– voro si è pronunciata due volte. Nel primo caso si trattò di una vertenza .tra i risicoltori e la Confederazione nazionale dei sindacati fascisti. La cosa cominciò cos1: il 16 marzo 1927 i rappresentanti dei risicoltori ed i funzio– nari della Federazione nazionale dei sindacati agricoli stipularono un con– tratto salariale relativo al raccolto del riso della stagione successiva. Il la– voro di raccolta dura dai trenta ai quaranta giorni. È un lavoro malsano e assai faticoso. Gli operai e le operaie vanno a lavorare nelle risaie delle pro– vincie circonvicine. Dopo quindici giorni dall'inizio della raccolta, i dato– ri di lavoro dichiararono di non essere piu in grado di pagare i salari pat– tuiti, essendo il prezzo del riso calato nel frattempo del 25%, Se il prez– zo del riso invece di diminuire fosse salito, nessuno avrebbe pensato ad au– mentare le paghe operaie. I funzionari dei sindacati offrirono generosamen– te ai datori di lavoro una riduzione del salario giornaliero di Lit. 0,60. I datori· di lavoro non la trovarono soddisfacente. La controversia fu sotto– posta alla magistratura del lavoro, la quale, con sentenza in data 14 luglio 1927, stabiH che i datori di lavoro avevano .il diritto di chiedere una revi– c;Ìonedel contratto salariale in vista della diminuzione dei prezzi, ma non quello di "permettere che le conseguenze del nuovo stato di cose ricadesse– ro soltanto sugli operai"; autorizzava la riduzione di Lit. 0,60 offçrta dai funzionari del sindacato ed obbligava gli operai a restituire ai datori di lavo– ro quanto già avevano ricevuto in sovrappiu (Corriere della Sera_, 20 luglio 371 · BiblotecaGino Bianco

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