Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo italiano debbo curare gli interessi del mio paese nei loro rapporti con gli affari dome– stici dell'Italia. Se il signor Salvemini riuscirà a convincere i suoi connazionali a richia– mare lui e i suoi amici e a mandare in esilio il signor Mussolini, sostituendo al titolo di duce quello di presidente o di primo ministro, io invocherò per quella forma di dit– tatura gli stessi riguardi che ho verso la dittatura attuale. Intanto il governo di Mus– solini, e non le recriminazioni dei nostri amici esiliati, è il governo d'Italia e la politica di sputargli sul viso, per quanto naturale essa possa sembrare ai suoi nemici dichiarati, non è una politica possibile per il nostro paese. Vi sono alcune questioni, specialmente nel trattamento fatto al Tirolo, che ab– biamo annesso all'Italia nei trattati di pace, nei cui confronti abbiamo il diritto di muovere l'opinione pubblica e di additare l'esempio dell'Impero britannico al governo italiano. Ma come faremo se ci rifiutiamo di rimanere in buoni termini col suo capo? Ed ora due parole di avvertimento al mio eterno nemico, il partito liberale. Du– rante tutta la mia vita, che comprende anche i bei tempi di Gladstone, il partito liberale ha sempre cercato di nascondere il suo accordo con il partito conservatore su ogni questione vitale, denunciando qualche tirannia straniera. Si è eccitato ed ha cercato di eccitare il corpo elettorale sulla questione orientale (incluse la questione bulgara, la questione macedone ed ogni altra questione anti-turca) e finalmente la questione irlan– dese. La questione irlandese tenne su per trenta anni il partito liberale e questo, quando venne il momento, trad1 l'Irlanda. È vano riprendere il gioco. Se il partito liberale cerca d'impostare la prossima campagna elettorale sulla questione italiana (a morte il Duce) contro il partito conservatore, mentre questo riavrà la vittoria combattendolo su la questione russa, tanto meglio per il partito laburista. Se il partito liberale si rivolge al corpo elettorale per salvare la democrazia, dopo averla salvata, Demos si è fatto un'idea del suo valore, forse erronea, ma che gl'im– pedirà certo per molti anni di darsi la pena di traversare la strada in una notte piovosa per salvarla di nuovo coi proiettili o con le schede. La Democrazia per il momento è fuori combattimento, e la cavalleria errante che difende vittime delle tirannie straniere, dorme nella tomba di Gladstone, e vi rimarrà, con o senza l'olio di ricino. Eppoi, noi abbiamo paura di Mussolini. Perché ciò avvenga, non so. Ma le cose stanno cos1 e dopo l'incidente di Corni egli lo sa. Questo è il punto piu pericoloso nella situazione anglo-italiana. xv Il punto in discussione (The Nation, 12 novembre 1927) Cerchiamo di chiarire il punto in discussione. Non v'è alcuna persona responsabile in Inghilterra che contesti la saggezza di ri– conoscere "il governo di Mussolini come il governo regolare dell'Italia cos1 come la Regina Vittoria accettò quello di Napoleone III in Francia." Non c'è nessuno che desideri di trattare Mussolini "come il signor Winston Churchill trattò Lenin." La dottrina af– fermata dal signor Shaw, che noi dobbiamo mantenere relazioni con tutti gli Stati esteri, quali che siano le nostre opinioni sulla loro politica interna, non è stata mai da nessuno piu energicamente propugnata ed applicata come dal suo "inveterato nemico," il partito liberale. Ma né questa dottrina, né le regole della buona educazione, ci fanno obbligo di affermare che il governo di Mussolini è una benedizione del cielo per l'Italia, o che le sue vittime sono dei seccatori insopportabili, che dovrebbero essere soppressi in omaggio alle elementari necessità dell'ordine. Questi sono i punti da discutere, come del resto il 346 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=