Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo politicanti come antipatiche necessità della civiltà borghese, essa stessa un'istituzione assai discutibile e non soddisfacente. Incontrai anche uno o due salveminiani tutti con– vinti che il governo del tiranno va precipitando verso una fine ignominiosa. 49 Per quanto potei capire, il cittadino di media età o anziano ha concesso a Mussolini una Prammatica Sanzione, ammettendo che il fascismo riesce a far quanto occorre e borbottando perché non fa di piu e perché i tempi sono duri come in ogni altro paese sotto il regime capitalista; ma è in fondo profondamente convinto che la disciplina è necessaria (per tutti gli altri) e che sebbene la libertà e la democrazia siano due bellissime cose, i suoi difensori non son buoni che a chiacchierare. I giovani mi parvero avere quel che chiame– rei la mentalità del boy-scout ed associano il loro "spirito di corpo" col fascismo. Insomma, quando io scrissi la mia lettera a Federico Adler non avevo discusso sul fascismo in Italia con nessun zelante fascista. Non avevo letto nessun libro fascista. Invece ero stato rimpinzato con polemiche contro Mussolini, su Matteotti, sulle isole del domicilio coatto, sulle bastonature, sull'olio di ricino, sulla soppressione dei giornali e su ogni atto che possa essere imputato al fascismo come un oltraggio alla democrazia e alla libertà. 50 Devo quindi rinunziare alla scusa offertami dal professor Salvemini di esser stato ingannato e corrotto dalla cattiva compagnia e dalla propaganda fascista. Dopo che ebbi scritto la mia lettera al signor Adler, che in teoria non fa nulla senza aver ottenuto un mandato democratico della maggioranza del popolo ed in pratica prima spara e poi domanda il voto,5 1 io pensai che era tempo di ascoltare anche l'altra parte. Andai da un distinto funzionario, che rappresentava il partito fascista e gli mostrai la mia lettera domandandogli che cosa ne pensasse. Egli trovò da ridirvi molto piu che i miei am1c1 antifascisti sono riesciti a dire. A lui ad ogni modo non si applica milton non saprei, e nessuno ha saputo dirmelo. Può darsi che sia Sir William Hamilton, un pietista vissuto nella prima metà del secolo XIX. 49 Come mi raccontò nel 1929 Carlo Rosselli in Francia, lui e sua moglie, si trovavano, nell'estate del 1929, a Stresa a villeggiare. Lasciarono un biglietto all'Hotel di Shaw, doman– dandogli un colloquio. Non ebbero risposta. Invece Shaw in questa lettera al "Manchester Guardian" affermò di avere incontrato, "uno o due salveminiani." Può darsi che sia stato ingannato dai fascisti: cioè costoro intercettarono la sua risposta, e gli presentarono due finti "salveminiani," i quali gli dettero a bere tutto quanto i fascisti volevano fargli bere e lui era incantato di bere. Non è per altro da escludere che Shaw abbia mentito. Si è spesso vantato di essere "un bugiardo." so In conclusione, Shaw non aveva parlato in Italia di fascismo che con due "salvemi– niani" (presentatisi come tali a lui o inventati da lui per comodità polemica); non sarebbe stato in grado di imparare nulla sul fascismo conversando con italiani che non parlassero l'inglese; non aveva voluto toccare un argomento cosi delicato con l'aristocrazia italiana, perché questa, secondo lui, era ostile a Mussolini; aveva solamente letto - l'aveva veramente letto? - quanto gli antifascisti avevano scritto (probabilmente in inglese). Ma aveva capito tutto. In un articolo pubblicato nel "New York Times Book Review" del 18 novembre 1935, Shaw paragonò il metodo da lui seguito nell'arrivare alle sue conclusioni col metodo seguito da Beatrice e Sidney Webb. I due Webb raccoglievano con diligenza tutte le prove possibili prima di formarsi un'opinione; Shaw, invece, partiva sempre da un unico fatto o incidente che lo colpiva, e questo gli bastava: "Io non metto mai insieme testimonianze né faccio inchieste. Deduco dal mio fiuto della natura umana quel che avvenne e perché avvenne, ben sapendo che in caso di neces– sità io posso trovare abbondanza di documenti per confermarmi in ogni possibile conclusione. Questo è un metodo piu spiccio che quello dei Webbs." Nel suo "fiuto" della storia romana, Shaw non andò mai al di là di Shakespeare e del Giulio Cesare. Perciò era convinto che Augusto fondò l'impero "grazie al colpo di Stato che cominciò con l'assassinio di Cesare." Nella cono– scenza delle cose italiane non aveva neanche la guida di Shakespeare, salvo, forse, il Mercante di Venezia e Giulietta e Romeo. Dell'Italia fascista non vide, per qualche settimana, che un piccolo angolo vicino alla frontiera svizzera, Stresa, dove gli sfaccendati di tutto il mondo vanno a godersi il sole meridionale e bagnarsi nel Lago Maggiore. Non era in grado, né di parlare, né di comprendere l'italiano, né di leggere i giornali. Il passato storico del paese era per lui un libro chiuso. Scopri l'Italia per semplice ispirazione del suo genio, come diceva lui, " smisurato. " s1 Friedrich Adler, nell'ottobre 1916, uccise il primo ministro austriaco, conte Sturgekh. Shaw non poteva capire la differenza fra un paese, in cui nessuno ha modo di esprimere le sue opinioni, e un paese in cui tutti possono esprimerle in regime di libertà per tutti. Non poteva capire la differenza fra chi in un paese privato delle libertà politiche, assumendosi la responsabilità del proprio atto, uccide il responsabile del sistema, e chi abolisce in permanenza i diritti politici dei cittadini e cosi rende necessario e moralmente legittimo l'attentato in– dividuale per restaurare la libertà di tutti. 336 BiblotecaGino Bianco

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