Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fasdsmo storica. Ma quegli sbagli non debbono essere il solo criterio nel determinare gli scopi che ci proponiamo per l'avvenire. Anche se gli operai sono stati giustamente puniti per i loro errori con la perdita della democrazia - cos1 Ella suppone, ma rifiuto con tutte le mie forze questa opinione - non c'è altra via per ristabilire un nuovo mo– vimento di ascesa e la possibilità di sviluppo per le classi lavoratrici che ristabilire la democrazia in Italia. 4) "A che cosa servono i socialisti che non po§sono né governare né capire cosa sia governatore; i socialisti che non hanno mai amministrato una lira di denaro pub– blico o non sanno dar lavoro a un singolo operaio, per non parlare di fumare una condanna a morte?" Rispondo che a mio parere Ella non mostra nessuna serietà, e cade in quell'esagerazione capricciosa, in cui Ella è assoluto maestro. Secondo la mia espe– rienza, i socialisti sono capaci di amministrare un governo con tanta intelligenza e successo, quanto qualsiasi aristocratico o borghese, dato soltanto che posseggano la base di qualsiasi vero governo - cioè l'appoggio della maggioranza del popolo. Quando questa condizione viene a mancare, chi è al potere o cade o è costretto a ricorrere alla violeuza. Questo secondo fenomeno può essere osservato tanto nei paesi del fascismo quanto in Rus§ia. Se posso alludere al mio paese per un momento, posso mostrarvi il caso di Ferdi– nando Hainish. Era un semplice tessitore e socialista esemplare. Dopo la rivoluzione del 1918, in Austria, egli provò, nel giudizio non solo degli amici ma anche degli avversari, che un socialista è capace di governare tanto bene e tanto efficacemente quanto qual– siasi ministro di quelle classi che ritengono il governo essere un loro privilegio ereditario. E se Ella vuol vedere come i socialisti possono amministrare il denaro pubblico e diri– gere il lavoro di decine di migliaia di uom101, io Le consiglierei di studiare qualche giorno l'amministrazione municipale di Vienna. VII Il fatto compiuto (Manchester Guardian, 13 ottobre 1927) La vivace corrispondenza fra il signor Bernard Shaw e il dottor Friedrich Adler, segretario della Internazionale Socialista, che pubblichiamo oggi, lascia il lettore un po' disorientato. Soggetto di questo duello verbale è il signor Mussolini. Questo è chiaro. Ma non è altrettanto chiaro quale aspetto del dittatore sia discusso, e quale insegna– mento dobbiamo ricavare da questo sfoggio di vivacità e di ardore. La corrispondenza si apre con una lettera del signor Shaw a un amico, in cui egli afferma di conoscere pienamente "i 'affare Matteotti e gli altri incidenti disgustosi del terrore fascista." "Dozzine di altre usurpazioni sono state effettuate per mezzo di colpi di stato," e ognuna di esse è stata una "sudiceria." Si può supporre, quindi, che il signor Shaw ne sia abbastanza disgustato. E se avesse lasciato la cosa H, non ci sa– rebbe nessuna ragione speciale di sorprendersi, e l'aspra reazione del segretario della Seconda Internazionale non sarebbe mai stata scritta. Il signor Shaw va molto piu in là, sebbene qui gli venga un poco a mancare la sua solita chiarezza. "L'unica questione per noi," dice il signor Shaw, è se il signor Mussolini "sta facendo il suo lavoro cos1 bene da indurre la nazione italiana ad accet– tarlo"; siccome vi è stata indotta, quali che siano stati i mezzi, agli stranieri non rimane che riconoscere "il fatto compiuto." Ma che cosa intenda il signor Shaw per "riconoscere" il fatto compiuto della dit– tatura fascista, è meno chiaro di quanto il dottor Adler dice quando si rifiuta di ricono~cerla. 328 BiblotecaGino Bianco

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