Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Astrattismi e semplicismi risolve solamente col fondare in Italia una repubblica. Se è vero che ogni venticinque anni noi italiani siamo costretti a risolvere il problema delle no– stre libertà, questo non dipende solamente dal fatto che c'è in Italia la mo– narchia, dipende sopratutto dal fatto che ci sono in Italia gruppi sociali, i quali credono tuttora di provvedere ai propri interessi meglio sotto regimi illiberali che sotto regimi liberali. E dipende anche in larga misura dal fat– to che quei gruppi sociali illiberali non trovano nella massa della popolazio– ne italiana una difesa abbastanza vigile e abbastanza pugnace delle istituzio– ni libere. Se invece di adoperare la parola astratta "monarchia" adoperiamo la parola concreta "il re" troviamo che è contro ogni dato di fatto seriamente accertato descrivere l'attuale re come un uomo che sia rimasto in agguato per venticinque anni per distruggere le libertà italiane alla prima occasione. L'attuale re è un povero diavolo, senza nessuna forza di volontà, il quale ha lasciato fare Giolitti, lascia fare i fascisti e lascerebbe fare i comunisti, purché lo lasciassero tranquillo a ordinar le sue monete. La mattina del 28 ottobre 1922 rifiutò di firmare il decreto di stato d'assedio, perché ebbe pau– ra. E continua ad aver paura. Attribuire a quest'uomo, chiamandolo "mo– narchia" tutta o la massima responsabilità di quanto avviene in Italia dal– l'ottobre 1922, è, mi perdonino gli amici repubblicani la parola sgarbata, infantile. Le responsabilità del re - gravissime in verità - sono sopratut– to negative e passive. Le responsabilità positive e attive di quanto avviene in Italia occorre cercarle altrove: negli industriali, nei banchieri, negli agrari, che sussidia– rono i fascisti, nei generali che li armarono, nei magistrati che li incorag– giarono con la impunità, nei politicanti (anche "democratici" e "liberali") che fiancheggiarono il movimento finché sperarono non sarebbe andato al di là... di un certo punto. E non dobbiamo dimenticare le responsabilità degli anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani, che cianciando di ri– voluzione senza essere in grado farla, stancarono la massa della popolazio– ne italiana e resero possibile nella stanchezza generale lo sferrarsi della reazione fascista con tutte le sue conseguenze imprevedute. Credere che la libertà sarà garantita in Italia contro questi pericoli non appena ci sarà la repubblica è commettere non solo un grosso errore teorico, ma anche un pericolosissimo errore pratico. Non si fa una buona prognosi, se non si fa una buona diagnosi. Non si cura la malattia del fa– scismo pestando semplicemente il bernoccolo della monarchia. Speriamo che la tragica esperienza di questi anni insegni agli italiani a rendere piu consapevole e piu pugnace la loro volontà di essere liberi. Cioè speriamo che si formi in Italia, in ogni partito e fuori di ogni partito, una massa di cittadini risoluta ad imporre il rispetto della libertà ai criminali e ai chiacchieroni di tutti i partiti, e numerosa abbastanza per poter imporrè a tutti la propria volontà. Ma anche se questa massa si formerà, ci saran~ no sempre in Italia industriali, banchieri, agrari, generali, magistrati, pron- 309 ·sibloteca Gino Bianco

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