Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Astrattismi e semplicismi1 Domando agli amici Crespi e Natoli il permesso di intervenire, a fa– vore e contro entrambi, nella discussione che essi hanno condotto sui pas– sati numeri di Libertà. A me sembra che Crespi non abbia punto ragione quando si perde ad esaminare in astratto se, caso mai, noi italiani non faremmo bene ad ac– contentarci di una monarchia senza unghioni, come quella di cui si sentono soddisfatti gli inglesi piuttosto che desiderare una repubblica. L'Italia d'og– gi e di domani non è l'Inghilterra del 1688. Il problema che dobbiamo ri– solvere noi antifascisti italiani, oggi, non è quello di scegliere tra le cento possibili forme di monarchia e le cento possibili forme di repubblica, quella forma che piu ci sembra bella. Noi dobbiamo cercare i mezzi per abbattere la dittatura fascista. Questo resultato non lo otterremo standocene con le mani in mano. L'otterremo mobilitando nella lotta contro la dittatura fa– scista le forze capaci di abbatterla. Ma queste forze non le mobiliteremo se non presenteremo loro un obbiettivo degno dei sacrifici necessari per conquistarlo. Giustizia e Libertà sono obbiettivi degni. Ma come possiamo indurre la gente a sacrificarsi per la giustizia e per la libertà, se nello stesso tempo diciamo a quella gente che dovrà continuare a godersi quel re che ha firmato l'amnistia del 31 luglio 1925, e che fa il saluto fasci~ta alle dimostrazioni per le strade? Se nel programma antifascista non osiamo mettere neanche la repubblica, questo vuol dire che riduciamo tutta la lotta contro il fascismo a mandar via Mussolini e che siamo pronti a contentarci di Bonomi, di Orlando, di Giolitti, o magari di Salandra, di Federzoni e di Rocco. È su un programma di questo genere che raccoglieremo le forze, gli entusiasmi, i sacrifici, che sono necessari per abbattere la dittatura fa– scista? Angelo Crespi - lo so dalle nostre conversazioni londinesi - è pie– n~mente d'accordo su questo punto con Natoli e con me. E allora non stia a discutere di monarchia e di repubblica, come se fosse un problema inter– stellare sub specie aeternitatis. Discussioni che stanno benissimo in una scuola inglese, stanno fuori posto in un giornale di lotta, mentre milioni di uomini si tormentano per non veder chiara la via da seguire. I problemi su cui dobbiamo chiarire le nostre idee, sono cos1 numerosi e complessi, che bi– sogna evitare di perdere il tempo in questioni inattuali ed astratte, la cui soluzione non avrebbe nessuna importanza pratica. Ma c'è un punto su cui mi sembra che Crespi abbia perfettamente ra– gione nella discussione con Natoli. Il problema delle libertà italiane non s1 1 Da "La libertà," Parigi, 13 novembre 1927. Nella rubrica Tribuna libera. [N.d.C.] 308 BiblotecaGino Bianco

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