Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo mini politici. Era già inaudito che i socialisti si lasciassero dire da Musso– lini le insolenze brutali, con cui costui si presentò alla Camera. Era inaudito che non si fossero dimessi tutti insieme senza neanche presentarsi alla Ca– mera. Era inaudito che non si levassero tutti in piedi, ed abbandonassero la Camera, mandando le loro dimissioni dopo le prime insolenze mussoliniane. Avevano fatto nel 1919 la disgustosa scenata di uscire dalla Camera all'en– trata del Re; potevano, dovevano, con molta maggior ragione, fare altrettanto con Mussolini. Era questione di dignità umana. Ma il discorso di Turati su– però ogni limite di abiezione intellettuale e morale. Quel miserabile vecchio rammollito non ha avuto un solo momento di vigore e dignità in un'ora e mezza di verbage disgustoso. Si era preparato il discorso come ci si prepara un componimento o una conferenza per signore: infiorandolo di preziosità stilistiche, doppi sensi, motti di spirito, di ironie maccheroniche. Non ha sen– tito nulla del disastro morale in cui è precipitata l'Italia. Ha visto solo una occasione per "un successo parlamentare." Non ha osato neanche definire i fatti di fine ottobre per quello che sono realmente: un colpo di Stato militare. In fondo faceva le viste di difendere le prerogative parlamen– tari; ma non sentiva nulla di quel che diceva. Ha fatto una frase dicendo che il Parlamento è morto nei fatti di ottobre. La verità è che il Parla– mento era malato da molti anni, fino da quando Giolitti faceva le ele– zioni nel Mezzogiorno a furia di bastonate e di brogli inauditi, e Turati trovava che faceva benissimo ed era giolittiano. Avendo per dodici anni, dal 1902 al 1913, lasciato a Giolitti mano libera nel Mezzogiorno, a patto che Giolitti non toccasse lui e i suoi amici nel Nord, Turati teneva mano al discredito delle istituzioni elettive nella coscienza del paese. Nel 1898-1900 le istituzioni elettive erano vive in questa coscien– za. Nel 1900 bastò che il Presidente della Camera modificasse il re– golamento della Camera senza una votazione regolare, perché il Presidente fosse scacciato dal suo posto; e nelle elezioni il governo fu battuto. Ma nelle elezioni del 1904, 1909, 1913 e nelle elezioni amministrative di tutti questi anni, Giolitti violò sempre impunemente la libertà elettorale dove gli faceva comodo. E Turati gli tenne sempre il sacco. Con quale diritto può egli dire che il Parlamento è stato ammazzato da Mussolini? Mussolini gli ha dato l'ultimo colpo. Ma i colpi piu rovinosi li aveva già dati Giolitti col con– senso di Turati. Nel 1921 Turati minacciava di fare la Repubblica, se il Re concedeva a Giolitti lo scioglimento della Camera. La Camera fu sciolta; le elezioni furono fatte col manganello; e Turati andò al Quirinale. Aveva mi– nacciato, temendo di non essere rieletto. Essendo stato rieletto, trovò che tut– to era finito bene. E fece cadere Giolitti non sul problema elettorale, ma sul– la politica estera, in cui avrebbe dovuto approvarlo. Se avesse dato battaglia alle violenze elettorali, temeva di essere bastonato dai fascisti. Prefed allearsi coi fascisti e i nazionalisti per far cadere Giolitti sul problema adriatico! Dunque il problema della libertà elettorale non lo ha mai sentito. Comin- 4 BiblotecaGino Bianco

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