Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo do tutte le mie responsabilità. Io accettai la guerra e dissi al principio d'ago,– sto che l'Italia doveva mettersi in guerra a fianco dell'Intesa, mentre gli amici del conte di Revel ed i nazionalisti predicavano la guerra a fianco dei tedeschi. Nell'accettare la guerra io dissi, "La guerra sarà un affare serio, una grande impresa," mentre i nazionalisti, amici del conte di Revel, dicevano che la guerra sarebbe finita in sei mesi. Io dissi: "Siccome la guerra è una grande impresa, dobbiamo cercare d'aver tutti gli amici con noi e dobbia– mo sforzarci di smembrare l'Austria." I nazionalisti erano per tenere l'Au– stria viva. Bissolati ed io dicevamo: "La Dalmazia agli slavi del sud, ma Trieste e Fiume sono città italiane e dobbiamo averle." Questo era il nostro pro– gramma malgrado gl'insulti e le calunnie degli amici del conte di Revel. Se il nostro programma fosse stato seguito, l'Italia non sarebbe apparsa du– rante la Conferenza per la Pace come un accattone, e come un paese che fu contro tutti i suoi amici in guerra ed aspettò il momento per divenire l'amica dei suoi vecchi nemici. L'Italia si sarebbe messa dal lato della giu– stizia ed avrebbe avuto giustizia per tutti. PRESIDENTE:Qualcuno ha suggerito una risposta alle parti personali del contrattacco del prof. Salvemini al conte di Revel, ed io ho detto che siccome abbiamo ascoltato en– trambe le parti, è bene che ritorniamo alla questione del fascismo. Quando si devia è difficile dire dove va a finirsi. Ho una buonissima domanda che vi prego di farmi leggere. È indirizzata al prof. Salvemini. "Non è vero che il ricavato del prestito di $ 100.000.000 del quale si è parlato qui parecchie volte, piazzato dal governo italiano presente in questo paese è servito a ri– durre il debito del governo italiano verso la Banca d'Italia, per cos1 rafforzare la strut– tura finanziaria di tutto il paese coll'aumentare la riserva aurea della banca?" SALVEMINI: Il governo italiano aveva un debito con la Banca d'Italia. Doveva pagare questo debito e lo pagò con il prestito Morgan. Non raf– forza la situazione finanziaria d'un paese il far debiti per pagare debiti. Sarebbe meglio non contrarre affatto debiti. MR. CosGRAVE:Dato che l'Italia è troppo popolata, come va che il governo fascista desidera mantenere od accrescere la rata delle nascite? RosELLI: Secondo la mia umile opinione tutto ciò ch'è deciso dal governo a ri– guardo l'aumento o la diminuzione della rata delle nascite non sarà seguito dal popolo, i di cui capi hanno garentito l'intervento dello Stato nel numero di abitanti di un certo paese. MR. JoNEs: Il prof. Salvemini ha detto che nel 1921 e nel 1922 l'Italia aveva tal– mente ricostituito le sue finanze e la sua situazione economica generale che certi banchie– ri inglesi ed americani erano allora pronti a prestare del denaro all'Italia. Vuole dirci chi erano questi banchieri? SALVEMINI:Ho la dichiarazione ufficiale del m1mstro del Tesoro, si– gnor Peano. Io non ero ministro allora. Egli fece la sua dichiarazione alla Camera nel luglio 1922. Questa prova è sufficiente per me. 268 BiblotecaGino Bianco

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