Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo maggior parte delle persone che il sistema americano e quello inglese rappresentino uno sviluppo migliore. RosELLI: Risponderò prima alla seconda domanda. Non sono d'avviso che la teoria fascista sia una panacea per tutti i mali politici dell'umanità. Se il Giappone e la Germa– nia ritenevano che una certa dottrina era preferibile, questo era affare loro. Io sto discu– tendo dell'Italia del dopoguerra, e nel discutere l'Italia del dopoguerra trovo che non è tanto facile quanto alcuni credono di emergere dallo stato non di socialismo, ma di anar– chia, e caos nel quale gli italiani s'erano posti per circostanze che in gran parte non potevano controllare; ci vollero misure eroiche; e quindi non credo che ne sarebbero potuti uscire con altro sistema molto differente da quello ch'è stato usato e, fino ad un certo punto, mal usato in Italia durante gli ultimi sei anni. Il termine "sei anni" include di fatto il principio dell'attività del fascismo in grande, anche prima di ottenere il potere appieno. V'è stato un periodo in cui un gran numero di deputati italiani s'è staccato dal Parlamento com'era costituito sotto il regime fascista. Era quella che generalmente chia– miamo l'opposizione dell'Aventino. Tuttavia quei signori, conoscendo quale seria situa– zione affrontavano, quanto sarebbe stato tragico il loro fallimento, come tutto dipendeva dalla loro unione, furono incapaci di dimenticare le loro dispute locali e stando, può dirsi, davanti agli occhi di tutto il mondo come i difensori della libertà, mostrarono di non volere avvantagiiarsi, anche in un momento di crisi terribile, dell'opportunità che gli si offriva. Se avessi avuto alcun dubbio prima sulla inabilità del popolo italiano di uscire dal pericolo in un momento particolarmente difficile per via diversa dal drastico esperimento fascista, quel dubbio sarebbe stato eliminato dalla storia dell'Opposizione dell'Aventino. PRESIDENTE: Il prof. Roselli illustra ammirabilmente come si risponde brevemente alle domande, ch'io credo è una splendida qualità in un oratore. MRs. NATHAN: Se il fascismo è una cos1 buona forma di governo per l'Italia, ed il prof. Roselli non sta discutendo altri paesi, come va che stanno facendo dei gruppi fa. scisti in altri paesi? PRESIDENTE: Chi sa che non sia questo il caso d'usare la mia discrezione come presidente. Tendo a credere che dovrei farlo, benché mi dispiaccia di cominciare a dire che una domanda è fuori luogo. Ma riserviamola e se non vi saranno altre domande che riguardano direttamente l'Italia forse vi ritorneremo. MR. DE W1rr CLINTONJoNEs: Che cosa succederebbe se Mussolini morisse? PRESIDENTE:Domanderò ad entrambi gli oratori di rispondere a ciò. SAL VEMINI: Il mestiere di profeta è pericoloso, ma secondo la mia opi– nione non vi sarà per il momento un gran cambiamento. Come cercai di spiegarvi, Mussolini non è il creatore del sistema fascista. Mussolini è il propagandista del sistema. Questo lavora per proprio conto, mentre Mus– solini sta sul palcoscenico gesticolando. Cosicché se Mussolini muore, certo che il sistema perde un gran propagandista, ma si troverà un successore di Mussolini fino al giorno in cui avverrà una grande crisi nella vita pubblica italiana, ed allora il regime fascista si sfascerà. Non mi piacerebbe che Mussolini scomparisse. Essendo fortemente an– tifascista, desidero che Mussolini viva fino al momento che il suo sistema va a catafascio. Se Mussolini scomparisce prima del fallimento della dit– tatura, l'esperimento fascista sarà derubato d'una gran parte del suo valore. Vi sarà sempre un certo numero di ragazzi e di generali in ritiro a dire: "Oh, se Mussolini fosse vivo, il fascismo resterebbe' sempre al potere!" 264 BiblotecaGino Bianco

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