Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'Italia sotto il fascismo Guardate ai fatti. Quando v'erano piu disturbi nell'Adriatico? Nei giorni m cui la "fina mano italiana" aveva quasi portato l'Italia alla guerra colla Jugoslavia o adesso, che avendo tagliato il nodo gordiano, col dare Fiume all'Italia e la Dalmazia alla Jugo– slavia, è stato possibile d'introdurre la pace in quel mare agitato? Non è vero forse che Mussolini ha considerato in una maniera pratica lo spinoso soggetto delle relazioni fra Francia e Italia, col dire semplicemente: "Noi soffriamo di troppa popolazione; noi dobbiamo mandare i nostri figli altrove. L'unico paese che possa prenderli è la Francia. Alla Francia li manderemo e, quindi, voi direttori e redattori di giornali non continuate questa spossante guerra a colpi di spillo ch'è durata da quando la Francia si prese Tunisi nel 1881. Il Io chiamo questo machiavellismo pratico, che vede la realtà, che non fa addor– mentare dondolando con parole che non possono né descrivere né condurre ad alcuna realtà di eventi; lo stesso modo di fare pratico e da uomini d'affari col quale sono state condotte le relazioni fra l'Italia e gli Stati Uniti sotto Mussolini. V'era gente che, quando s'approvò l'ultima legge americana sull'immigrazione, s'a– spettava un risentimento ufficiale dell'Italia. Mi dispiace che non mi posso permettere di dire di piu. Vennero ordini diretti del capo del governo: "Non si può pensare a ridi– colaggini simili. Se ad altri popoli non piace la nuova legge americana, noi non diremo nulla e ci prenderemo il castigo in pace." Ed immediatamente fu possibile di sistemare l'unica questione importante con una riduzione interessantissima e generosissima da parte dell'America del debito interalleato, o, se non volete chiamarvi ex-alleati dell'Italia, del debito interassociato dell'Italia verso gli Stati Uniti, facendo s1, in tal modo, che noi abbiamo potuto cominciare a pagare subito e portare a compimento in maniera soddisfacente uno dei problemi piu nodosi del dopoguerra. Il mio tempo è finito. Ma prima di chiudere permettetemi di dire che sarà solo quando Mussolini non sarà piu al potere che potremo capire la vera statura morale e politica di quell'uomo. Allora solo vedremo chiaramente ch'egli eresse da sé, invisibil– mente, come il grande poeta dell'antichità, un monumento piu duraturo di qualsiasi me– tallo che sia stato creato per gli strumenti della guerra e della pace. (applausi) PRESIDENTE: Chi sa ~e senza essere parziale in questa discussione, io possa, in base a ciò che m'è stato sussurrato, confermare qualcosa che ha detto l'ultimo oratore. È stata una signora. Ha detto di sapere che alcune statistiche del prof. Roselli, almeno, erano corrette, perché essa ed una sua amica non sono state multate venti ma quaranta lire per avere insultato il velluto in un treno italiano. Ritornando alla questione del tempo, giacché il prof. Roselli è stato cosi insistente sul tempo, il prof. Salvemini s'è preso tre minuti meno dei suoi trenta minuti, mentre il prof. Roselli s'è preso cinque minuti di piu dei suoi trenta minuti. Sicché mi sembra giusto che concediamo al prof. Salvemini i cinque o sette minuti che non ha presi. SALVEMINI: Signor Presidente, Signore e Signori, È disgraziatamente vero che l'Italia è un paese povero. Voi avete tan– te automobili, noi ne abbiamo cosf poche. Ma non credo che dobbiamo ri– nunciare alla nostra libertà per comprare delle automobili. Non credo che Mussolini concederà un'automobile ad ogni cinque italiani. Noi eravamo poveri sessant'anni addietro, dopo tanti secoli di dispoti– smo. Eravamo poveri, molto piu poveri di oggi, eppure abbiamo fatto pro– gresso sotto le libere istituzioni. Siamo stati capaci di pagare tutti i nostri debiti. Ogni anno il nostro tesoro pagò i suoi debiti, e fummo capaci du- 261 BiblotecaGino Bianco

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