Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'Italia sotto il fascismo italiana. Questo toro impennato, per cosi dire, si buttò a capofitto nella situazione, e, ci piaccia o no, ha tratto l'Italia al salvo. Ammesso che qua e là vi sia stato del vanto sui risultati, annunzi forse un poco prematuri d'un avanzo, che poi è venuto, il deficit è finito. L'Italia è capace d'affrontare l'avvenire con confidenza e s'appresta a far fronte, prima di tutto alle sue obbligazioni internazionali. Per cortesia, ditemi, ora che due rate del debito dell'Italia verso gli Stati Uniti sono state pagate e che n'è stata pagata una all'impero inglese, per cortesia, ditemi quale altro capo, quale altro governo d'Italia sarebbe stato capace, in quattro anni, di mettere l'Italia su basi tali da assolvere i suoi obblighi internazionali verso di voi? Ma il bilancio d'Italia è notoriamente e permanentemente triste e, pur eliminando le statistiche, poiché siamo d'accordo in ciò, troviamo che Mussolini era assillato da terribili fonti di debolezza costante. Il grano d'Italia, l'Italia ch'è una tremenda consumatrice di grano, non poteva estrarsi dalla terra con abbastanza lestezza da mantenere un popolo che si nutre specialmente di pane e spaghetti ed altre forme di pasta italiana. Ancora, non v'è carbone in Italia, e possiamo dire proprio a questo punto che i no– stri amici al di là delle Alpi sono stati ben attenti che si negassero all'Italia tutte le sor– genti di materiali greggi ed i campi d'espansione normale italiana, alcuni dei quali erano stati promessi nel Trattato di Londra. Ora non se ne trova né in Italia, né in nessuna delle sue colonie. Si sarebbe potuto procurare per vie indirette, se gli Alleati fossero stati abbastanza compiacenti da dare all'Italia appena un miglio quadrato delle nove colonie tedesche che essi s'appropriarono cosi gentilmente sotto la guisa di mandati alla fine della guerra. Ma gli Alleati divennero molto, molto biblici a quel tempo e [citarono] il ben noto passo: "Sarà dato a coloro che hanno e sarà tolto a coloro che non hanno." Per cui essi distribuirono quei mandati, senza rispetto al paese che ha tanto bisogno d'espansione della giusta specie, fra quei paesi che hanno già enormi imperi coloniali. Indi, natural– mente, essi si diedero a parlare delle pesanti responsabilità ed a dire che l'Italia doveva chiamarsi fortunata di non essere oppressa da siffatti pesi; pesi che l'affollata Italia è pronta a sopportare oggi, solo se si possono persuadere i paesi che accettarono l'eredità coloniale della Germania a rilasciarli. Ma siccome questa era un'impossibilità, e Mussolini sa perfettamente bene quali sono le possibilità e quali le impossibilità, preferisco di parlare delle sue tre battaglie intese a rafforzare l'economia d'Italia: la battaglia del grano, la battaglia del carbone, la battaglia dell'oro. L'Italia ha bisogno ogni anno di 65.000.000 di quintali di grano, che ancora n·on può ottenersi dal suolo d'Italia. Immediatamente Mussolini vide che v'erano tuttavia territori che non producevano quanto avrebbero dovuto produrre, luoghi che erano stati trascurati dall'agricoltura, regioni malariche, e forse le liti di pochi capi politici ch'erano riusciti, per star tranquilli, a mantenere delle regioni, che potevano benissimo produrre grano, in uno stato d'agricoltura arretrato o mal sviluppato. E benché tutto fosse contro l'Italia, poiché il clima è stato sfavorevolissimo l'anno scorso, invece di 45.000.000 se ne produssero l'anno passato 55.000.000 e ci ripromettiamo che in un paio d'anni la battaglia del grano sarà tale che l'Italia non avrà piu bisogno di comprare frumento sui mercati di Chicago, dell'Argentina e del Canada. Indi viene il carbone. L'Italia non può ottenere carbone vero; ma essa ha il carbone bianco, cioè le possibilità di quelle meravigliose cascate delle Alpi, ed in minor grado degli Appennini, che danno forza ~otrice per treni e fabbriche, per macchine di tutte le specie. Ben poco era stato fatto a questo riguardo prima dei giorni del fascismo e vi è una ragione ovvia. La spesa iniziale dell'elettrificazione dell'industria è grandissima. Il governo, in molti casi, deve pagarne il costo, direttamente o indirettamente, e qual go– verno vuole assumersi la grande responsabilità di scavare un fosso nel proprio tesoro perché un nuovo governo, che verrebbe dopo pochi giorni, ne raccolga i benefici, mentre la semina era stata fatta dal suo predecessore? Ora Mussolini insistendo su d'una stabilità che non s'era mai avuta, è stato capace di mettere il giogo alle cascate delle Alpi, ed ora, quando venite dalla Francia o dalla 259 BiblotecaGino Bianco

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