Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'Italia sotto il fascismo È ben facile, certamente, il dire che Mussolini, che li capeggiò e li capeggia tuttora, sia solo un figurante, una specie di marionetta, o un pupazzo i di cui fili e molle sono mossi da altri. È piu difficile il provarlo. Guardate alla velocità colla quale l'Italia s'è spinta innanzi negli ultimi quattro o cinque anni (che approviate o no la sua velocità e spinta), e congratulatevi con l'Italia per la quantità, l'abilità e la modestia dei suoi uomini capaci, che tirano i fili dietro la marionetta. Io non vi vedo nessuno, all'infuori d'un uomo tremendamente capace, il quale fa del suo meglio, dà sedici ore di tempo al giorno a ciò ch'egli crede, a torto o ragione, il bene del suo paese. Non ho mai veduto nell'intera storia d'Italia, e lo dico io da non fascista, uno statista che abbia cercato di raggiungere cosf incessantemente, cosf disinteressatamente, o cosf appassionatamente ciò che egli credette d'essere il bene del suo paese come Benito Mussolini. Noi sentiamo da tutti i lati la domanda: Perché non si ritira Mussolini a vita privata ora che il lavoro è fatto, ora che il popolo d'Italia è normale di nuovo? È cosf facile di parlare di normalità in questi Stati Uniti quieti e ricchi, dove possedete ventidue milioni dei venticinque milioni d'automobili che esistono nel mondo, dove non v'è donna cosf povera che non possa portare le calze di seta, dove ognuno viaggia in pullman, a meno che non voglia ammettere d'essere un povero immigrante. Oggigiorno non può trovarsi un posto nei pullman se non si prende un paio di giorni prima! È facilissimo parlare di tempi normali quando si è situati economicamente e geograficamente come voi. Appena tre anni or sono, un povero contadino delle montagne del pistoiese rispose alla mia domanda se preferiva la polenta di granturco o di castagne: "Signore, mi con– tento meglio di quella di castagne, perché mi sta nello stomaco tre o quattro ore di piu." Non si può dire che gl'italiani siano di nuovo allo stato normale, pronti per un "governo normale." Cosa pensereste della normalità se a questo momento, avendo messo $ 1000 in una banca tempo addietro, tiraste uno check di $ 200 ed andaste dal cassiere pregandolo di pagarvelo in biglietti di $ 10 ed il cassiere vi rispondesse che non avete abbastanza denaro nel vostro conto e che avete solo $ 185 in banca? Né potreste accusare alcuno d'aver involato la vostra moneta. Non l'ha rubata nessuno. È svanita, disintegrata. La lira vale meno di un quinto del suo valore di prima. Coloro che contavano di mante– nersi per tutta la vita con i guadagni del passato o con un'eredità, tagliando cuponi, tutte le specie di pensionati che credevano d'esser sicuri che nei giorni a venire avrebbero potuto vivere quietamente riandando il tempo in cui avevano servito il loro governo, i loro pub– blici servizi, le loro ditte, ora si trovano, può darsi, all'orlo della fame. Non si può par– lare di normalità se un paese è situato come è l'Italia oggi. In tali condizioni è ovvio che la concessione della stabilità, della cooperazione di classe, d'una prosperità relativamente alta, benché di gran lunga al di sotto del tenore americano, può pagarsi col sacrifico temporaneo d'un logoro ideale. Ma v'è di piu. A prescindere dall'atteggiamento che prendiamo di fronte alla teoria del fascismo, o della sua esistenza, oltre le Alpi (poiché sto discutendo il fascismo d'I– talia e non le gesta dei fascisti bavaresi o dei fascisti inglesi o dei fascisti messicani, per i quali non ho alcuna simpatia e per i quali nessun fascista vero italiano dovrebbe aver simpatia), la sola evidenza dei fatti raccolti non solo da viaggiatori, ma da statisti, ban– chieri e studiosi prova in mille maniere che l'Italia può aver pagato caramente forse in libertà d'espressione, in istituzioni democratiche, ma a questo caro prezzo ha ottenuto una resurrezione spirituale che va al di là della cosa materiale di dollari e soldi, di lire e centesimi ed ammonta a non meno d'una rinascenza della nazione. È sorprendente il vedere, viaggiando da Ventimiglia a Fiume, da Chiasso a Siracusa, il nuovo spirito che anima gl'italiani. Sono orgogliosi e sono gai. Le persone parlano di nuovo l'una all'altra, le signore alle contadine, come prima mai avevano fatto. E la classe media, che si dice sia in auge in Italia adesso è idealistica in maniera che non riscontra precedenza. Le lotte fra le classi erano continue, specialmente in tempo d'ele– zioni. Ora le classi non lottano piu, forse perché non vi sono elezioni! 257 BiblotecaGino Bianco

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