Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'Italia sotto il fascismo terròrismo verso la grandezza e la gloria?" Se domani il dittatore chiamasse questa gente alla guerra, sarebbe egli capace di mandarla alla morte per mezzo dell'olio di ricino? In una guerra contro nazioni allenate dall'eser– cizio spontaneo della libertà, potrebbe mai la vittoria arridere ad un paese come l'Italia d'oggi, divisa dal partito al potere in una minoranza di pa– droni, ai quali tutto, anche l'assassinio, è permesso, ed una maggioranza di schiavi, privi di qualsiasi diritto e_non protetti da akuna legge morale? La esperienza della guerra mondiale dimostrò che la Russia czarista, la Ger– mania kaiserista e l'Austria di Franz Josef, tutti paesi governati autocrati– camente, si sfasciarono, mentre i paesi liberi e democratici, fra i quali al– lora trovavasi l'Italia, emersero vittoriosi dalla terribile prova. Mentre i patrioti fascisti vi presentano la nazione italiana in una luce fosca, vi prego di permettere a me, un antifascista ch'è stato strappato dal– la carne viva del suo paese, di riabilitare davanti a voi l'onore della mia razza. Mentre il liberalismo e la democrazia governavano l'Italia, i delitti era– no rintracciati e puniti, qualsiasi fosse l'opinione politica dei colpevoli. Du– rante i sessant'anni del vecchio regime libero, i delitti decrebbero rapida– mente, benché non tanto rapidamente quanto sarebbe stato desiderabile in un paese civile. Ma in Italia se ne vergognavano tutti e tutti cercavano di cancellare il disonore di questi delitti. Nei sessant'anni di governo libero in Italia, non un solo deputato fu assassinato, non una sola volta fu con– cessa amnistia ad assassini di qualsiasi sorta. Gli assassmt erano sempre as– sassini, e mai eroi: venivano messi in prigione e non diventavano primi ministri. Nella guerra contro l'Austria nel 1866, sei anni dopo che i vecchi go– verni dispotici erano stati cacciati, una piccola scaramuccia nella quale gli italiani non perdettero piu di ottocento uomini, fu sufficiente per creare l'im– pressione che l'esercito italiano aveva subfto una sconfitta irreparabile. Du– rante la guerra mondiale, dopo sessant'anni di debole governo liberale, il popolo ebbe mezzo milione d'uomini uccisi in battaglia e, pur tuttavia, re– sistette per tre anni e mezzo fino a che l'Impero Austriaco fu smembrato. Durante i due anni della cosidetta tirannia bolscevista, i bolscevichi non saccheggiarono nessuna sede di associazioni industriali, agrarie o com– merciali. Non bruciarono mai una sola tipografia di giornale. Non saccheg– giarono nessuna casa di un avversario politico. Siffatte imprese furono in– trodotte nella vita pubblica italiana dai fascisti. Ed è bene notare che mentre degli eccessi bolscevisti erano responsabili quasi sempre folle eccitate, le imprese dei fascisti sono spesso progettate e compiute a sangue freddo da membri delle classi alte, che pretendono d'essere le colonne della civiltà. La nazione italiana ha i suoi difetti, ha i suoi errori, ha i suoi peccati. Ma rimane sempre una nazione non indegna del suo nobile passato. Sarà capace di sopravvivere, lo sappiamo, alla sua presente vergogna, e ritroverà la sua strada verso un futuro di civiltà. (applausi) 253 BiblotecaGino Bianco

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