Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'Italia sotto il fascismo minuti. Il prof. Salvemini, ch'è il primo oratore, fu professore di Storia all'Università di Firenze; è autore di molti libri ben noti sulla storia medioevale d'Italia, sulla storia politica moderna e sulla Rivoluzione Francese. Fu membro della Camera dei Deputati Italiana dal 1919 al 1921. Nel giugno del 1925 fu arrestato sotto l'accusa d'avere rela– zione con la pubblicazione di scritti contro il governo, ma venne rilasciato il mese suc– cessivo. Negli ultimi due anni è vissuto all'estero, per lo piu in Inihilterra, e trovasi in questo paese da tre o quattro settimane. Son sicuro che tutti vi associerete a me nel dare il benvenuto al prof. Salvemini quale distinto studioso e distinto pubblicista. Signor Presidente, Signore e Signori, Non è vero che Mussolini ed i fascisti abbiano salvato l'Italia dal bol– scevismo o dall'anarchia. Durante i due anni, 1919 e 1920, che vennero su– bito dopo la guerra mondiale, avemmo in Italia molti disordini, molti scio– peri, molti tumulti. Questo voluto bolscevismo non fu che un prorompere d'irrequietezza, inevitabile conseguenza della grande guerra. A questa ir– requietezza, l'elemento peggiore delle classi dominanti d'Italia rispose con una vigliaccheria del tutto sproporzionata al pericolo vero. Verso la fine del 1920, il peggio della crisi era passato. Allora molti, che erano stati vili nel 1920, divennero apostoli di terrorismo nel 1921. Sin dal principio dell'estate del 1921 non v'era piu ombra di pericolo bolscevista in Italia. Lo stesso Mussolini ebbe a scrivere il 2 luglio 1921: "Dire che esiste ancora un pericolo bolscevista è un voler sostituire il ti– more alla realtà. Il bolscevismo è stato sconfitto." La famosa marcia su Roma avvenne sedici mesi dopo che queste parole erano state scritte. La marcia su Roma avrebbe potuto essere fermata facilmente, se lo stato maggiore dell'esercito l'avesse voluto. Non piu di ottomila fascisti vi presero parte. Erano armati male, piu disordinati d'una brigata carnevale– sca, sparsi su e giu per la campagna intorno a Roma, in piccole borgate dove non potevano essere alloggiati adeguatamente. Le forze dell'esercito regolare concentrate a Roma avrebbero potuto disperdere agevolmente uno ad uno questi mal connessi gruppi. I fascisti, di fatto, furono lasciati entrare in Roma senza resistenza. Non fu una rivoluzione, come vorrebbe la pro– paganda fascista. Fu un colpo di stato mascherato come insurrezione popo– lare, ma in realtà manovrato da una cricca di alti ufficiali militari e di gros– si pescicani di guerra. Il colpo di stato non fu diretto contro il bolscevismo ma contro la Camera dei deputati e contro il re. Da quel momento l'Italia non ebbe piu libere istituzioni rappresentative, ma una dittatura. Da quel momento l'Italia non ebbe piu un re, ma un prigioniero di guerra col titolo di re. Il fascismo è il bolscevismo di de– stra, come il bolscevismo è il fascismo di sinistra. Il movimento fascista, non quello male organizzato ed inefficiente del 1919 e 1920, ma quello ben organizzato ed efficiente degli anni susseguenti, non fu creazione di Mussolini. I fasci delle varie città furono fondati secondo gli ordini delle autorità militari da ufficiali in ritiro o ufficiali in licenza. I grossi pescicani di guer- 249 BiblotecaGino Bianco

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