Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Prefazione Ciano, con la connivenza del suo capo di Gabinetto e "fratello siamese" Filippo Anfuso. La responsabilità di Mussolini era indubbia, anche se egli non aveva dato ordine scritto. Come si sarebbe potuto compiere l'assassinio il cui scopo era puramente politico, senza l'approvazione di lui che era il duce e ministro della guerra? e al quale toccava, in ultima analisi, di ordi– nare, o almeno di consentire o rifiutare? Caduto il fascismo, neppure la magistratura italiana che istruz la causa contro i presunti assassini dei fratelli Rosselli, chiari le responsabilità. Il processo fu celebrato dapprima davanti· all'Alta Corte di Giusti"zia per la punizione dei delitti fascisti dal 29 gennaio al 12 marzo 1945. Quindi fu ripreso dalla Suprema Corte di Cassazione, e di qui passò alla Corte d'Assùe di' Roma. Dopo un altro intervento della Cassazi'one, furono rinviati a nuo– vo giudi.zi· o i tre imputati, Emanuele, Navale e Anfuso, che nel corso delle successive sentenze erano stati riconosciuti colpevoli. Il processo fu celebrato alla Corte d'Assise straordinaria di Perugia il 14 ottobre 1949, e si· chiuse con una "mostruosa sentenza" di assoluzione. La preoccupazione di Salvemini non era di mandare i colpevoli in galera. Perché - scrisse a conclusione della sua serrata requisitoria - ba– stava che gli assassini fossero di.chiarati tali, abbandonando quindi· ogni idea di' vendetta e dedi·cando i'l propn·o pensiero al solo affetto per gli amici scomparsi. Ci'ò che indignava il suo ani·mo generoso era il sospetto gettato dalla formula dubitativa dell'assoluzione sul carattere morale degli assassinati e dei loro amici politici. "Se noi rimanessi'mo silenziosi· di fronte a queste infamie, ce ne renderemmo mallevadori col nostro silenzio." XXIV Biblotecal:iinoBianco

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