Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo 15 maggio Né Ferrando, né Ricci, né i cinque Ramorino sono stati disturbati per le elezioni. Si vede che il comitato fascista ha voluto fare a me un tratta– mento speciale. Ieri sera mi dicevano i Ramorino che il marito della loro donna di ser– vizio fu per due volte invitato ad andare a votare; non voleva perché so– cialista; ma le donne di casa ebbero paura e lo indussero ad obbedire. Risulta avere votato a Firenze il 67% ! Parlato con parecchi amici. Tutti confermano che nelle sale di vota– zione non c'erano cabine, che una grande quantità di elettori fu condotta come pecore sotto la spinta della paura, e che i fascisti fecero votare i morti e gli assenti in quantità. Furono elezioni meridionali. È venuto stamattina a trovarmi Domenico Vassara, il ferroviere, che venne a domandarmi consiglio sullo sciopero ferroviario nel luglio scorso. A causa dello sciopero è stato retrocesso; e aspetta di essere destituito, a 37 anni, con moglie e figli. Fu di quelli che si oppose allo sciopero sino al– l'ultimo; quando lo sciopero fu ordinato, scioperò per disciplina. Molti pro– motori dello sciopero sono ora tutti fascisti, e non c'è pericolo che sieno destituiti! Mi ha raccontato come andarono le cose. Il Comitato centrale del Sin– dacato ferrovieri era rappresentato nell'Alleanza del lavoro da due ferrovie– ri: certi Giusti e Mosca. Lui, Vassara, era del comitato centrale. Verso la metà di luglio, Giusti e Mosca vennero a Bologna, e convoca– rono il comitato centrale per discutere sul movimento generale che si stava imbastendo. La maggioranza del comitato si dichiarò contro lo sciopero, pre– vedendo che sarebbe stato un disastro. C'erano tre correnti: la rivoluziona– ria, che voleva lo sciopero; la riformista, che dava un colpo al cerchio e uno alla botte; e la corrente assolutamente ostile allo sciopero, di cui fa-_ ceva parte Vassara. Venuti ai voti, 9 furono contrari allo sciopero, 2 favo– revoli, cioè Giusti e Mosca. Ma quando si trattò di formulare un ordine del giorno, i due favorevoli tirarono a sé i riformisti, che per paura di essere accusati come traditori, consentirono a votare un ordine del giorno equi– voco, che non negava nettamente lo sciopero, e che fu approvato con 7 voti contro 4. Ad ogni modo la deliberazione fu questa: che prima di assumere im– pegni occorreva fare una inchiesta nei centri ferroviari piu importanti per saggiare gli umori della massa; che i ferrovieri avrebbero dovuto muoversi solamente dopo le altre classi, e solamente se queste avessero tenuto duro per 36 ore di seguito; che lo sciopero doveva essere discusso e deciso nel consiglio generale del Sindacato. Siccome si parlava di un colpo di stato fascista, diretto a detronizzare Vittorio Emanuele III, sotto la guida del 208 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=