Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Prefazione decise provenienti da tutti i partiti antif ascùti che accettassero il metodo della libertà. Caduto il fascùmo, i gruppi di' Giustizia e Libertà si sarebbero sciolti, e ciascuno dei suoi iscritti avrebbe trovato il suo posto nel partito meglio corrispondente ai suoi ideali'. Salvemini partecipò alla lotta, precisando però (z'n The New Republic di New York, il 27 luglio 1932) di non esserne il capo. "Non sono a capo di nessuna organizzazione. La lotta per la libertà dev'essere condotta dai giovani, i quali' devono avere modo di trovare da soli la strada. L'unica cosa che noi vecchi possiamo, e dobbiamo fare, è di aiutarli fin dove è pos– sibile, senza pretendere di guidarli." E in questa veste ~ da "zio," com'era chiamato dagli amici -- chi'arf successivamente il pensiero suo e dei suoi compagni di lotta in una serie di articoli pubblicati' nei Quaderni di Giustizia e Libertf ( a partire dal primo fasctcolo del marzo 1932 fino all'estate 1935), nonché in giornali francesi, inglesi, americani, a seconda delle opportunità del momento le·– gate alla sua martellante polemica e, insieme, alle "solite ragz'oni alim·en– tari": per guadagnare, cioè, da vivere con corsi di lezioni e conferenze. In quegli anni ribadf la sua convinzione che lo stato corporativo fa– scista fosse, nella sua sostanza, sotto i veli ideologi'ci in cui era avvolto, - nient'altro che lo strumento tecnico della reazione. Tutto il meccanismo di esso era mosso dal buratti'naio che tirava i fili. "Quando z'l buratti'naio la– scerà cadere il filo, quando il burattz'naio scomparirà, il burattino corpora– tivo giacerà per l'eternità." La decisiva riprova del carattere reazionario del corporativi'smo fascista, destinato a stroncare il "movimento operaio li– bero e creatore II medìante una contraffazione di esso, stava nell'entusiasmo che il sistema corporativo aveva sollevato nei piu conservatori e retrogradi ambienti del mondo intero: "Dolfuss in Austria, Gomboes in Ungheria, i variopinti Fronti svizzeri e belga-olandesi, Pio XI e i cardinali di Curia sono tutti corporativi ammiratori sperticati di Mussolini. 11 (Da Realtà dello stato corporativo, in Quaderni di Giustizia e Libertà del febbraio 1934). E i comunisti? Già in un saggio pubblz'cato in Italy to day nel nov·em– bre-dicembre 1931' Salvemini r.espingeva l'alternativa che i fascisti pone– vano all'Italia: "o fascismo o comunismo" ( e quindi fascismo), pure rico– noscendo apertamente che prima che Giustizia e Libertà iniziasse in Italia il suo apostolato "troppi antifascisti se ne rimanevano inerti aspettando la salvezza dal re, dal principe ereditario, da Badoglio, dal papa, dallo scon– tento degli industriali, dalle risse i'nterne delle camicie nere, da tutti meno che dalla proprz·a volontà. Era perciò naturale che molti uomini di carattere risoluto si lasciassero attirare dai comunisti, che soli dimostravano volontà, attività, coraggio personale e spirito di sacrificio." Giustizia e Libertà ave– va rotto questo privilegio dei· comunùti di essere la sola forza efficiente_an- 1 ·_ Questo saggio fu rielaborato poi dallo stesso Salvemini nella prefazione al libro di L. De Bosis, Storia della mia morte e ultimi scritti, De Silva, 1948. · XXI BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=