Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Prefazione Vi/lari, figlio di Pasquale, che gli era stato maestro affettuoso. "Vincevo la riluttanza, ripensando quel che diceva il grande penalista lucchese del se– colo XIX, Francesco Carraro, quando gli parlavano di suo figlio: 'I figli . f l ,,, non st anno con a testa. In quel medesi'mo periodo scrisse anche l'introduzi'one al Catalogo (stampato a Parigi·, nel 1928) della esposi'zione della stampa antifascista, apertasi a Colonia il 10 giugno 1928. Salvemini vi tracciò, sulla base di dati scrupolosamente raccolti, le vicende del trattamento subito via via dai giornali che non piacevano ai fascisti, nel periodo compreso fra i'l 1921 e il 1928. Compose altresf, sempre in quell'elettrica annata, il primo opuscolo della collana clandestina Nuova Libertà, in cui riassunse lucidamente l'obiet– tivo immediato dell'azione antifascista dei partiti democratici, volta a con– quistare la libertà per tutti, in un precetto solo: non vendere la tua anima; non fare concessioni al male: "non mollare." Non aspettare, cioè, che il po– polo abbia "riacquistato coscienza." "Il popolo sei tu. Svegliati. Riacquista tu coscienza. Fa il tuo dovere, e non aspettare che lo faccia prima il tuo vicino." E concludeva: "L'avvenire ti è ignoto. La tua volontà non ti è ignota. Se hai la volontà di riconquistare i tuoi diritti, tu li riconquisterai." Alla fine del 1928, il direttore del New School for Social Research di New York lo incaricò di tenere un corso sulla politica estera italiana. E Salvemini che aveva esaurito i fondi, tornò volentieri "a fare l'ebreo erran– te." In quell'occasione ebbe modo di studiare la possibilità di fondare una seria organizzazione antifascista fra gli Italiani d'America; ma ne concluse che, contrariamente a quanto s'era immaginato durante il breve soggiorno del 1927 (in cui' era stato "sbattuto di qua e di là come un'anima dannata da quell'impresario assassino") "il meglio che si poteva fare era girare lar– go." Erano quasi tutti lavoratori accaniti, arrivati in America analfabeti, .scalzi, disprezzati da tutti perché italiani. Ed ora si sentivano ripetere, anche da americani, che Mussolini aveva fatto dell'Italia un gran paese, rispettato e temuto nel mondo. "Criticare Mussolini era combattere l'Italia ed offendere loro stessi in persona" (dalle Memorie di un fuoruscito). * Al ritorno dall'America, nell'estate del 1929 si ritrovò a Parigi con Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Alberto Tarchiani, 1 Alberto Cianca, allo scopo di discutere le basi di una nuova organizzazione antifascista Giustizia e Li– bertà. La loro idea ispi,ratrice, risalente al -programma dell'Italia libera fioren– tina, era di convocare alla resistenza attiva contro la dittatura le minoranze 1 Rosselli e Lussu erano fuggiti dal confino di Lipari, insieme con Fausto Nitri. Alberto Tarchiani aveva organizzato l'audace impresa. Egli stesso raccontò i particolari della sua azione nel "Mondo" del 28 dicembre 1955, 3 e 10 gennaio 1956. Il saggio fu quindi riprodotto, nel 1957, in No al fascismo. xx BiblotecaGino Bianco

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