Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui La esperienza del "manganello" fascista dovrebbe consigliare una ret– tifica nell'armamento dei carabinieri. Questi sono armati di revolver o di moschetto. Non hanno nessuna transizione fra il persuadere e l'ammazzare. Se potessero, all'occasione, bastonare, potrebbero essere piu risoluti nel man– tenere l'ordine. Oggi, prima di ammazzare, è naturale che esitino; e quan– do ammazzano, è naturale che sorgano proteste per la sproporzione fra il tentativo di disordine e la pena di morte. Se potessero bastonare, 1 carar– binieri esiterebbero meno e sarebbero criticati meno. De Viti diceva che i fascisti sono presi tutti da megalomania. Panta– leoni è impàzzito; lavora come un bruto; si esaurisce nell'eccessivo lavoro; non tollera piu osservazioni; si crede capace di qualunque iniziativa. Anche Zagari diceva che De Stefani ha perduto la testa; si crede il salvatore d'Ita– lia; il vero presidente del Consiglio. È curioso che Carlo Placci, il quale frequenta gli amici di De Stefani, dice ora che il vero genio è De Stefani, non Mussolini. Che si accenni un dualismo De Stefani-Mussolini? De Viti mi disse che Pantaleoni ha rifiutato ogni stipendio per la sua opera nella Commissione di Vienna: le indennità che riceve, bastano ap– pena alle spese. In provincia di Lecce, il capo dei fascisti, Starace, è diventato il padro– ne della prefettura. Il sottosegretario Pinzi ha messo il prefetto a servizio dello Starace, e non vuole sapere piu nulla. Il sistema dei proconsoli gio– littiani continua immutato e peggiorato. Firenze, 11 aprile Non ebbi tempo né ieri, né ieri l'altro di prendere l'appunto delle mie ultime conversazioni romane. Vidi Donati prima di partire. Mi disse che il mio articolo sulla politica estera francese sul Popolo del 7,-8 aprile mise sossopra palazzo Farnese e palazzo Chigi. Due ore dopo l'uscita del giornale, erano in moto di qua e di là agenti per conoscerne l'autore. Barrère credette che fosse un cardinale o un alto prelato del Vaticano. Don Sturzo domandò a Donati se l'artico– lo l'aveva ricevuto dal Vaticano o da Parigi. La sera capitò in redazione il prof. Mignon di palazzo Farnese, col pretesto di voler parlare col redatto– re letterario, in realtà non avendo nulla da dire. Don Sturzo approvò, per parte sua, l'articolo; e Donati mi ha pregato di continuare. Nel pomeriggio andai a trovare la signora Bissolati. Mi raccontò che nel settembre 1922 essa era a Gressoney con la famiglia di Campolonghi. Venne a trovare il Campolonghi, Alceste De Ambris. Il De Ambris par– lò di una prossima marcia di D'Annunzio su Roma, e cercò di reclutare Campolonghi. Questi era d'accordo. (Ecco perché nel novembre 1922, é,l Parigi, Campolonghi portava il distintivo dannunziano, come mi disse A. Prato!) Questa notizia è molto interessante. La signora Bissolati mi disse che si 185 _'Bibloteca Gino Bianco

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