Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo detto Fronte umco del lavoro, costituito quando la spinta bolscevica ap– parve oramai smontata (quando precisamente?). La proposta fu fatta da Armando Borghi, che Modigliani considera agente provocatore. Parteci– parono al Fronte unico, frase vaga, che non diceva nulla, la Confederazione del lavoro, i lavoratori del mare, il Sindacato ferrovieri, che erano forze reali; e la Unione sindacale e i repubblicani, che avevano dietro a sé il vuoto. I comunisti negarono l'adesione perché non trovarono che il Fronte unico fosse abbastanza rivoluzionario. Ma il Fronte unico dopo che fu costituito, non aveva nulla da fare. Era disoccupato. Accentuandosi la offensiva fascista, gli elementi di sini– stra si misero a domandare maggiore energia. Nel giugno 1922 ci fu una decisione a maggioranza per lo sciopero generale. I rappresentanti della Confederazione votarono contro! Nel luglio, una sera, D'Aragona preannunciò a Modigliani lo sciopero generale: "Non si riesce a fermarlo." "E tu tirati indietro." "Non si può; ci direbbero traditori. Questo sciopero farebbe meno male, prima, durante o d 1 .. ? " "S ' d. " D'A l . opo a cnsi. ara un 1sastro sempre. ragona con a sua esita~ zione fece molto danno. Scoppiò la crisi ministeriale. Qui Modigliani prende il diario. 20 luglio. Si discute nella mattinata fra i deputati se si deve o no an– dare dal re. Non si decide nulla. Notizie dei fatti di Novara e di Milano. Pomeriggio, si riprende la discussione. Turati è contrario ad andare dal re. Ma tutti sono d'accordo nell'idea che occorre intervenire nella crisi per orientarla in senso antifascista. 21 luglio. Colloquio con Orlando. Quasi tutte chiacchiere inutili. Or– lando mena il can per l'aia. Si parla di Taddei al Ministero degli interni; il nome è fatto dai socialisti. Orlando non vuole per sé gli interni: (proba– bilmente, pensa agli esteri!). Orlando vorrebbe dividere la destra, pren– dendone una parte nella barca, e l'altra parte, Salandra, lasciandola fuori. Modigliani ritiene impossibile questa decisione; insiste perché la crisi si risolva con la esclusione della destra. Non si conchiude nulla. 28 luglio. Arrivano le notizie dei fatti di Ravenna. Nello stesso tempo si minaccia una soluzione della crisi verso destra. Il direttivo del gruppo decide che occorrendo Turati andrà al Quirinale. Turati concede una in– tervista per essere invitato (pare sia molto ben riuscita). 29 luglio. Anniversario della morte di Umberto, ucciso da Bresci. Tu– rati va al Quirinale. Conversazione fuori tema. Chi abborda l'essenziale è Turati. Parla molto francamente: "una scissione fra noi socialisti, è pic– cola quistione di famiglia; la repubblica? l'abdicazione? piccolo fatto di cronaca; ma se una nazione di 40 milioni non riesce a rialzarsi, questo è il fatto grave"; vorrebbe che il re imponesse a Orlando e a De Nicola di fare un ministero di sinistra, a cui i socialisti darebbero il loro appoggio. Il re, aggiunge Modigliani, fece sapere che Turati gli aveva fatto gran– de impressione (ma forse era un mezzo per cominciare a conquistare per- 180 BiblotecaGino Bianco

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