Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui nessuno. Erano sue iniziative personali; con cui egli cercava di trascinare il partito su un terreno di azione, che gli appariva allora la sola azione pra- tica possibile. · Con Nitti non c'era nessun accordo. Egli era in buone relazioni con Nitti. E si vedeva spesso col Manzo, capo gabinetto di Nitti. É da questi con~ tinui rapporti, i nazionalistì ricavarono che Nitti era d'accordo con lui nel volere la repubblica. Lui lo esclude. Solo dopo venne a sapere, ma non sa se c'è nulla di vero nella diceria, che Casa reale possiede lettere di Nitti, in cui si parla di un mutamento di regime. Ricorda del discorso che io gli feci sulla funzione utile, che compirà il re tenendo a freno i generali, e dice che io gli feci impressione. Dio del cielo! Aveva bisogno che glielo dicessi io? Gli spiego che quel discorso glielo feci dopo che Francesco Ciccotti mi aveva parlato della repubblica nella primavera del 1920 e gli domando se Ciccotti agiva d'accordo con Nitti o con altri. Mi risponde che di Francesco Ciccotti nessuno può mai capire che cosa pensa in fondo al suo pensiero e che cosa farà domani. Certo Ciccotti era d'accordo piuttosto con Ferraris che con Nitti, allora. E Ferraris, parlando con Modigliani, gli disse d'essere "piu a sinistra" di Nitti. (Che sia questo un indizio che anche la grande industria, d'accordo con i generali, volesse un tentativo repubblicano per sbarazzarsi del re, e preparare il colpo di Stato militare col duca d'Aosta?) Il Modigliani mi dice che (non ricorda quando: occorrerà che mi faccia dare da lui la data precisa) Eugenio Chiesa venne a dire che i repubblicani si mettevano a disposizione dei socialisti per fare la repubblica. Eugenio Chiesa allora, aggiunge Modigliani senza rendersi conto del valore della notizia, si vedeva spesso con un certo Scarpa. lo faccio un salto. Ma questo Scarpa, dicono era stato, durante la guerra, un agente sonniniano; e nel 1920 era uno dei meneurs del nazionalismo e dello stato maggiore. "Oggi," ag– giunge Modigliani, "mi dicono che è pezzo grosso del fascismo." (A me questo pare un indizio interessante che un movimento contro il re era de– siderato dalla mano nera industriale-nazionalista-militarista.) Conversando, un po' di qua e di là, Modigliani ricorda di avere, nella primavera del 1920, attaccato il duca d'Aosta per una riunione di generali, tenuta a Firenze. Un certo Lusena gli scrisse da Firenze per protestare contro le accuse; ma in realtà non smenti: nulla. Nel luglio 1920 cominciò a Roma la rivolta contro i tramvieri. Incen- dio dell'Avanti! Bastonata a Modigliani. Continuiamo a parlare della occupazion~ delle fabbriche. Non c'era nessuna idea di fare la rivoluzione. Operai e industriali si "imbottigliarono" estendendo a poco a poco la vertenza dal terreno locale al terreno nazionale. Gli operai avevano le casse vuote. Non potevano resi– stere. Allora si pensò allo sciopero bianco: come solo mezzo di lotta che po– tesse spaventare gli industriali. E come effetti dello sciopero bianco, la de- 177 · BiblotecaGino Bianco

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