Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul /ascismo solini con le spalle al muro: o accettare in sottordine, o essere mitragliato. Badoglio faceva parte del piano antifascista. I seguaci di Mussolini videro il pericolo di aspettare, e tentarono il col– po, che riesd. Mussolini disse ai capi dei mutilati, fra cui Romano, che rifed a Fancello: "Io vi debbo riconoscenza, perché debbo a voi, se mi de– cisi a ordinare la marcia su Roma." L,incidente capitato a Mussolini alla caserma dei bersaglieri a Milano, la sera della mobilitazione, fu raccontato da Lanzillo a Fancello, Torraca, Ozzo, ecc. Mussolini non fu dichiarato in arresto. Ma parlamentò invano col co– lonnello degli alpini; il quale rifiutò di mettersi con lui, e minacciò di farlo sparare e poi uccidersi lui. Dopo• un,ora di insistenze vane, Mussolini "palli– dissimo,: dette ai fascisti l'ordine di sgombrare la caserma. In tutto questo Lusignoli non ebbe parte diretta. Si limitò a lasciare che le cose andassero come andarono. Tutti confermarono che la marcia su Roma fu una buffonata. Si poteva reprimere con nulla il movimento. E l'esercito avrebbe fatto il suo dovere, in massima parte. Il rifiuto dello stato d'assedio fece precipitare la situazione. E il rifiuto fu determinato nel re: a) dal pronunciamento di Djaz; b) dalla stupidità e viltà di Facta; c) dalla paura che fece al re la notizia che il duca d'Aosta era coi fascisti. Alcuni giorni orsono il duca d'Aosta prese la camicia nera in una ceri– monia fascista. Monsignor Seipel, cancelliere della repubblica austriaca, venuto a Roma, ha dovuto andare a Montecassino il giorno di Pasqua prima di essere rice– vuto dal Papa. E pensare che Mussolini credeva di conquistare il Vaticano alla bersagliera. 8 aprile, Roma Donati mi ha dato alcune informazioni curiose e alcune sue impressioni interessanti. Gli pare che il Corriere [della Sera] e il Corriere d'Italia sieno d'accordo per spezzare il [partito] popolare. Una corrispondenza nel Corriere di aprile sarebbe stata scritta nella redazione del Corriere d'Italia. L'incidente fra Baroncini e Quilici alla stazione di Bologna fu determi– nato dal fatto che Filippo Naldi aveva combinato a Roma le cessione della Firenze-Bologna ad una società di finanzieri, mentre Baroncini lavorava per un'altra società. Gli schiaffi furono dati; ma i due bravi fascisti non hanno interesse a scoprirsi a vicenda; e col duello tutto si è accomodato. Anche la rivolta di Farinacci contro la cessione delle ferrovie lombar- 172 BiblOH:;va Gino Bianco

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