Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui . Sono stato a trovare Donati: sempre vivace e intelligentissimo. È d'ac– cordo pienamente con don Sturzo. Mi ha spiegato che i clericali, come li chiama lui, cioè gli elementi di destra, tipo Tovini, non volevano che si facesse il Congresso; la loro idea era di mantenere sempre l'alleanza con Mussolini entrando nei blocchi elettorali coi fascisti; o meglio distribuen– dosi le parti: nel Nord i fascisti avrebbero avuto la maggioranza, cioè i 2/3, e i popolari la minoranza, 1/3; i socialisti sarebbero stati bastonati dai fascisti, e non avrebbero potuto votare. Ma i popolari di sinistra e don Sturzo hanno rifiutato (da aggiungere che nel Sud, la parte dei popolari l'avrebbero fatta -i democratici): hanno rifiutato, perché i popolari di sini– stra sarebbero stati esclusi dalla combinazione. Le future elezioni politiche saranno fatte contro i socialisti e contro i popolari di sinistra. Ma questi hanno con sé le masse rurali; se consentono al pateracchio proposto da Tovini e C.i, le masse li abbandonano. In un comune del Veneto, dove i popolari si erano messi d'accordo coi fascisti per avere la minoranza nelle elezioni comunali, i contadini si sono rifiutati di andare a votare. A Livorno i fascisti avevano fatto la stessa proposta; ma non è stato possibile con– chiudere data la resistenza della massa. Mentre Donati parlava, è venuto Fuschini a dare una grande notizia, appresa nei corridoi della Camera: che domani scoppierà la bomba; la fondazione di un partito popolare nazionale con gli elementi di destra. Donati se ne è mostrato assai contento. "Ma in questo modo," io gli ho det– to, "voi rimarrete isolati dagli elementi di destra, e i fascisti vi picchie- . , . ,, ranno pm sicuramente. "Tanto dobbiamo essere picchiati lo stesso. Cerchiamo almeno di sal– vare le posizioni ideali." Donati ha continuato a spiegarmi che le masse sono tutte a sinistra; anche il basso clero è a sinistra; deve solamente aver prudenza, perché i parroci vivono con gli stipendi delle cooperative e delle leghe, essendo in– sufficienti le congrue, perciò cercano di evitare le rappresaglie fasciste. "E allora essi non rimarranno con voi, passeranno col partito che sor- ' d . ,, gera omam. Donati non ha mostrato di vedere la importanza della mia osservazio– ne. Gliene riparlerò domani. È interessante che Fuschini gli ha detto che il sottosegretario Granchi· lo aspettava d'urgenza. Donati ha continuato a spiegarmi, come prova della scarsa presa dei fascisti nelle masse, il fatto di Venezia. Nelle elezioni provinciali di Vene– zia, la città ha dato il 13,50% di votanti, nei comuni rurali, in cui i fascisti hanno minacciato di bastonare chi non votava, i voti sono arrivati al 44%. Anche il 13% fu raggiunto a Venezia, perché i popolari, minacciati di rap– presaglie, dovettero mettere in giro tutti i loro galoppini per scongiurare i loro elettori ad andare a votare. Ma gli elettori rifiutavano. Nella sezione di San Marco, andò a votare l'arcivescovo in persona ma molti preti rifiu- 165 BiblotecaGino Bianco

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