Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo 1° aprile Visconti Venosta (Giovanni) mi ha raccontato di aver visto a Milano, il senatore Conti (della Banca Commerciale) nell'ottobre scorso, una ventina di giorni prima del colpo di stato fascista. Il Conti gli disse che le trattative fra Mussolini e Giolitti per il mini– stero erano a buon punto: Sforza avrebbe avuto il Ministero degli esteri, Conti il Tesoro, Mussolini gl'lnterni. Mussolini, però, esitava ancora: avreb– be preferito rimanere fuori del ministero, e dare suoi uomini di fiducia; ma era evidente che questa era una soluzione poco sicura: Mussolini, nel ministero, era una forza; fuori del ministero una debolezza. Giolitti, per parte sua, voleva finire la sua villeggiatura, prima di tornare a Roma a fare il presidente del Consiglio. Visconti Venosta non sa se Mussolini facesse sul serio, o tenesse a bada Giolitti mentre preparava la marcia su Roma. Probabilmente, giocava sulle due carte nello stesso tempo. Nell'estate, durante la crisi del ministero Facta, il Visconti Venosta andò a parlare con l'Orlando per conto di Albertini. Orlando era stato in– caricato di fare il ministero. Voleva fare un ministero di pacificazione, che doveva contenere Baldesi e D'Aragona da un lato, e Mussolini e i suoi amici dall'altro. Mussolini aveva accettato. Bisogna che domandi a Visconti Venosta come mai questa combina– zione andò per aria. Del re attuale si dice che egli dà a tutti i suoi presidenti del Consiglio una duplice grande sorpresa: quella della piu completa fiducia nel pnmo giorno, e quella della piu completa indifferenza l'ultimo giorno. 3 aprile I popolari si dividono oggi m cinque tendenze: I) i popolari di estrema destra che sono usciti o stanno per uscire dal partito, perché trovano che non ce n'è piu bisogno, dopo l'avvento del fascismo, che dà alla Chiesa tutto ciò che il partito popolare non ha saputo conquistare: sono, in fondo, i clerico-moderati di una volta, per cui il clero deve essere il servitore, non il padrone della borghesia; Il) i popolari di estrema sinistra socialistoide, che sono già stati espul– si dal partito: Corchi, Speranzini, Degli Occhi. I popolari, che fanno parte sempre del partito, sono: 1) I clericali veri e propri, che intendono mantenere fermamente l'al– leanza coi fascisti, e minacciano di uscire dal partito, se l'alleanza non è praticata risolutamente e senza mezzi termini (Tovini): sarebbero la destra. 2) I popolari conservatori, che hanno voluto l'alleanza, e continuano a volerla, ma non intendono accettarla servilmente, e vogliono riservarsi 162 BibloteC;a Gino Bianco

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