Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Prefazione Salvemini accettava anche l'idea di essere rimasto solo a fare il Don Chisciotte. E veramente una luce di poesia donchisciottesca avvolgeva - e tuttora avvolge - la sua figura. Ma con la sostanziale differenza che Don Chisciotte combatteva contro le ombre dei suoi· sogni e Salvemini contro una durissima realtà, per modificarla alle radi'ci. E certamente con la sua risoluta intransigenza, riun[ allora e continua tuttora a riunire, idealmente, gruppi di uomini, persuasi delle ragioni non transeunti della sua battaglia. Fino all'estate 1923, Salvemini tenne le sue lezi'oni all'Università di Fi– renze senza patire seccature politiche. E già preparava per l'autunno di quell'anno un corso di lezioni su La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915, per il King's College di Londra. Chiese i'l passaporto. Ma a Firenze glielo negarono. Si ri'volse a Roma, a Gi'ovanni Gentile, che ne parlò a Mussolini. Mussolini rispose (probabilmente per avallare la clamorosa oppo– sizione di un "fascistone" fiorentino) che il divieto veniva personalmente d l . d " l . " a ui, e era asso uto e categorico. Tuttavia Salvemi'ni riusd, con l'aiuto di amici, a passare la frontiera francese: e a Parigi comperò un passaporto, valido per un anno, per l'In– ghilterra e la Francia. Poté cosi tenere il suo corso e tornarsene quindi a Firenze senza avere noie. Evi"dentemente i'l duce non aveva interesse che passassero in Inghilterra noti'zie di rappresaglie che si fossero ordinate con– tro Salvemini soltanto a causa delle lezioni tenute a Londra. Anche di tali vicende, fino al 24 settembre 1923, Salvemini dà notizia nel suo di'ario. Da questo momento i·n poi, fino al novembre 1925 ( fino a quando, cioè, ricompaiono, in questo volume, dopo il diario, altri scritti suoi sul fascismo) ci' rifaremo, brevemente, alle Memorie di un fuoruscito (apparse in edizi'one economica da Feltrinelli, nel 1960). L'assassinio di Matteotti gli diede uno scossone. "Mi dissi che, avessi o non avessi fiducia negli antifascisti ufficiali, era mio dovere non rendermi complice con la mia inerzia di un regime infame, come avevo fatto negli ultimi tempi." Da allora, infatti, si buttò con slancio crescente nella lotta: e in lui si riconobbe subito tutta la parte viva dell'antifascismo, decisa a re– starsene ferma all'opposizione, per salvare se non il presente, che era ormai visibilmente perduto, l'avvenire. Già il 16 luglio 1924, nell'anni·versari'o dell'impiccagione di Cesare Bat– tisti, egli fu a capo di una dimostrazione promossa dall'associazione segreta Italia libera, che era stata organizzata, pochi giorni dopo l'uccisione di Matteotti, da alcuni ex reduci di guerra, disgustati dall'Associazione Nazio– nale Combattenti. "Ci trovammo," racconta Salvemini, "in un dnema– tografo vici'no alla stazi'one, in un pai·o di centinaia. Per evitare equivoci sullo scopo della riunione, fu venduto fra i convenuti un numero unico in ricordo di Matteotti. Io vi contribuii con un articolo, in pri'ma pagina, con tanto di firma, nel quale spiegavo come qualmente Mussolini doveva scegliere: o l'ordine di assassinare Matteotti l'aveva dato lui, e per lui non XIV BiblotecaGino Bianco

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